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Agora' Agora - 28 dicembre 1989
RAI-ROMANIA: LA FACCIA TOSTA DI LUCIANO RADI. L'IGNOBILE COMPORTAMENTO DELLA RAI. QUANDO IN ITALIA UNA TELEVISIONE LIBERA? SMANTELLIAMO SUBITO UN PEZZO DI RAI. DICHIARAZIONE DI MARCO TARADASH, EURODEPUTATO.

Roma, 28 dicembre -N.R.- Marco Taradash, eurodeputato antiproibizionista, ha dichiarato:

"Luciano Radi, responsabile DC per l'informazione, farebbe meglio a starsene zitto. Rimprovera al Tg3 di essere lottizzato e parziale, quando , se in Italia i magistrati tutelassero i diritti fondamentali dei cittadini, sarebbe già da un pezzo sul banco degli imputati proprio per reato di lottizzazione, abuso di potere, malversazione, eccetera. Lui, i suoi predecessori, la DC e tutta la banda mafiosa transpartitica che sgoverna la Rai.

Azienda di corruzione e disinformazione che nei giorni della rivoluzione romena ha dato il suo peggio. Non soltanto per le mistificazioni ideologiche del TG3 ma soprattutto per l'ignavia professionale, la rozzezza culturale, la indecenza giornalistica di cui hanno dato prova reti e testate 'cattoliche' e 'socialiste', dai giochi a premi di Luciano Rispoli su Ceaucescu e la sua famiglia, alle pseudo commozioni natalizie dei conducatores dei telegiornali, ad interviste in orario di massimo ascolto a imprenditori semianalfabeti presunti testimoni oculari. Nei giorni tragici della Romania soltanto due emittenti, Italia Radio e Radio Radicale, hanno dato una informazione puntuale, tempestiva, professionalmente ineccepibile, sulle vicende in corso di svolgimento, con collegamenti internazionali che davano un quadro emozionante e reale dei fatti.

E allora una proposta, rivolta a tutti coloro che non vogliono più tollerare il predominio di questo o quel gruppo di potere mafioso, bianco, rosso o biancorosso, sulla Rai: lanciamo una campagna per liberare la Rai, sostituire i suoi gruppi dirigenti, affidare a nuovi soggetti la responsabilità di telegiornali e giornali radio. Credo che un immediato smantellamento, ad esempio, di un paio di reti radiofoniche del tutto commerciali, come Raistereouno e Raistereodue, potrebbe essere un primo passo. E mi sembra che già oggi le redazioni e le strutture professionali di Radio Radicale e Italia Radio avrebbero tutti i numeri per candidarsi alla gestione di queste reti in una Rai almeno parzialmente liberata."

 
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