"C'è il rischio che la sconfitta del comunismo sia interpretata come una vittoria del capitalismo anziché come una vittoria della democrazia. Credo invece che oggi più che mai siano valide le acquisizioni teoriche liberalsocialiste che negli anni trenta, in Europa e in America, crearono i presupposti del new deal roosveltiano e del welfar state. Quei principi oggi vanno riscoperti e di nuovo attuati nell'unica dimensione in cui è possibile farlo: la dimensione sovranazionale e transnazionale.

Il pericolo maggiore che insidia oggi le nuove democrazie dell'Est come le vecchie 'democrazie reali' dell'occidente europeo è l'illusione di poter risolvere i problemi attraverso soluzioni solo nazionali o di mera cooperazione fra stati nazionali.

D'altra parte i Paesi del Centro e dell'Est europeo, nel difficile passaggio da una economia burocratico-collettivista ad una economia di mercato, hanno bisogno di un mercato di dimensioni continentali. Ma è immaginabile il loro inserimento in una comunità europea priva di quelle caratteristiche federali capaci di correggere le ingiustizie e gli squilibri che questo inserimento creerebbe?"

Spadaccia ha concluso avanzando l'ipotesi di una grande federazione danubiana (da Vienna a Bucarest) capace di trattare da pari a pari con la Comunità Europea la costituzione di una più ampia confederazione europea.