Nei colloqui che abbiamo avuto a Cuba con il Ministro degli Esteri Isidoro Malmierca, con il Vice Presidente del Consiglio di stato Carlos Rafael Rodriguez e con lo stesso Fidel Castro, abbiamo con molta franchezza espresso la nostra preoccupazione e il nostro sconcerto per la campagna politico propagandistica che il governo e il partito comunista cubano hanno lanciato - a partire dal discorso pronunciato da Fidel Castro il 7 dicembre - contro un presunto pericolo e una presunta minaccia di una invasione da parte degli Stati Uniti d'America.
Ho personalmente detto con molta chiarezza ai nostri interlocutori che questa campagna, che ripropone tutti gli slogans del "socialismo o muerte" propri della propaganda castrista, mi sembra assai più motivata da ragioni di carattere interno e dalla necessità di differenziarsi dalle scelte riformatrici di Gorbaciov e degli altri Stati del cosiddetto socialismo reale, che da un reale pericolo d'invasione e da una reale minaccia statunitense.
L'intera delegazione ha sottolineato come questa scelta politica, che appare destinata ad aggravare la situazione di isolamento in cui si trova Cuba e il clima di tensione con gli Stati Uniti, contrasti e rischi di rendere impossibile la politica di apertura ai capitali esteri, alle importazioni di tecnologie avanzate, al turismo e più in generale alla solidarietà internazionale che sono sempre più necessari al Governo cubano per affrontare le gravissime difficoltà economiche determinate dalla crescente penuria di mezzi finanziari, che fino ad oggi è stata in parte alleviata dall'aiuto sovietico.
La delegazione parlamentare italiana ha fatto presente che esiste da parte delle forze politiche italiane una disponibilità ad intensificare gli sforzi della Comunità Europea per collaborare ad una politica efficace di distensione e di democratizzazione dell'area centro-americana e latino-americana. Sono stati a questo proposito ricordati i successi che sforzi analoghi hanno avuto per disinnescare i pericoli di conflitto nel Nicaragua e per favorire una evoluzione democratica in Cile. Condizione tuttavia perchè questi sforzi possano essere perseguiti è una politica che tenga nel debito conto, a Cuba come ovunque, l'affermazione ed il rispetto delle libertà di associazione e di opinione, e i diritti umani. Queste questioni sono state pertanto al centro di colloqui avuti all'Avana.
Abbiamo richiesto, attraverso l'Ambasciatore italiano e attraverso i rappresentanti dell' Assemblea del Poder Popular, al Governo cubano la possibilità di visitare in carcere alcuni detenuti politici.
In particolare abbiamo chiesto di poter visitare:
1) Alfredo Mustelier, in carcere da 19 anni e condannato a 30 anni per tentativo di espatrio clandestino e per omicidio (un reato quest'ultimo, di cui si è sempre dichiarato innocente). Mustelier ha effettuato un lungo sciopero della fame che solo recentemente ha interrotto. Abbiamo appreso che attualmente si troverebbe in ospedale.
2) A scelta, uno dei "plantados": il poeta Ernesto Diaz Rodriguez, in carcere da 25 anni o Mario Chanes de Armas, ex compagno di Fidel Castro nella rivoluzione contro Batista, in carcere da
28 anni. I "plantados" sono considerati" irriducibili" dal Governo
cubano perchè rifiutano di considerare "giusti" i processi subiti e respingono i programmi di riabilitazione.
3) A scelta, uno dei tre arrestati più recenti del Comitato per i diritti umani Elizardo Sanchez, Hubert Jerez, Hiram Abi Cobas tutti e tre sono stati arrestati e processati dopo il processo Ochoa per aver criticato quel processo ed espresso il dubbio che il principale imputato fosse drogato.
4) A scelta uno dei due condannati del processo Ochoa: Patricio de la Guardia, fratello di uno dei condannati a morte o Josè Abrahantes, ex Ministro dell'Interno, condannati rispettivamente a 30 e a 20 anni.
La delegazione, attraverso la sua Presidente ha espresso al Vice Presidente del Consiglio di Stato, Carlos Raphael Rodriguez, il proprio rammarico perchè questa richiesta non è stata accolta. Il signor Rodriguez ha spiegato che la richiesta non si è potuta accogliere perchè non era stata presentata al momento in cui era stato concordato il programma, e la propria assenza da Cuba a causa del vertice dei paesi del Comecon aveva impedito di prenderla tempestivamente in esame.
Poichè dunque non sono state opposte ragioni di principio, chiedo find'ora che l'Unione Interparlamentare e la sua sezione Italia-Cuba confermino la richiesta di visita a questi detenuti politici, nella certezza che possano essere visitati al più presto da parlamentari italiani.
Abbiamo inoltre consegnato ai parlamentari e ai giornalisti cubani i rapporti di "Amnesty International". Su di essi il Governo di Cuba, attraverso Carlos Raphael Rodriguez si è impegnato ad inviare al Parlamento le proprie osservazioni e la documentazione relativa ai casi in essi segnalati.
Sul processo Ochoa, su cui la delegazione ha espresso le proprie critiche sia per le modalità del processo sia per le condanne a morte inflitte a quattro imputati, il Governo cubano ha fornito una documentazione filmata del processo, che la delegazione si riserva di esaminare.
Molto importante è stato l'incontro che abbiamo avuto con il Segretario della Conferenza episcopale cubana, Monsignor Cespedes. Si può registrare un certo miglioramento nei rapporti tra chiesa e stato cubano, testimoniato dall'invito rivolto al Papa che lo stesso Fidel Castro ha confermato alla delegazione italiana. Alcuni segni di distensione sono importanti e visibili. Mi riferisco in particolare alla riammissione dei cappellani nei penitenziari. Rimane tuttavia l'ateismo di stato che viene insegnato nelle scuole e che determina, a danno di tutti i credenti in qualsiasi fede religiosa, discriminazioni politiche nelle funzioni pubbliche.
Nei prossimi giorni si apriranno a Roma le giornate della cultura cubana. Io voglio augurarmi che i governanti cubani, in questa occasione, non ascoltino soltanto la voce degli adulatori del regime castrista ma vogliano ascoltare anche le preoccupazioni e le critiche di chi, amico di Cuba, ha sperato nel passato nella rivoluzione fidelista ed assiste oggi con preoccupazione a una pericolosa sindrome di isolamento che fa appello solo alla necrofilia delle armi e della morte e a una politica di chiusura e di irrigidimento negatrice di ogni riforma e di ogni democratizzazione. Appartengo a questi veri amici di Cuba che non rinunciano a sperare e ad agire perchè Fidel Castro torni ad affidare le speranze di sviluppo di Cuba e della rivoluzione cubana alla forza della libertà anzichè alla debolezza e alla paura della dittatura.