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Agora' Agora - 25 gennaio 1990
CONGRESSO CORA: CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL SECONDO CONGRESSO DEL CORA - SECONDA SESSIONE - VENERDI 26 GENNAIO ORE 15, SABATO 27 ORE 9

Sintesi dell'intervento di Marco Taradash, deputato al Parlamento Europeo.

1. 985 MORTI PER DROGA IN GERMANIA FEDERALE.

Secondo i dati ufficiali forniti dal ministero degli Interni, l'Italia ha conquistato nel 1989 il record negativo di morti per eroina in Europa. I 939 morti del 1989, contro i 786 del 1988, sono stati esibiti sui giornali e in televisione come una ragione sufficiente per giustificare l'introduzione della nuova legge. Questo dato è falso, e ne ho avuta conferma, ieri, da fonte ufficiale. Come avevo già riferito alcuni mesi fa nel corso di una trasmissione di Giancarlo Santalmassi su Raidue, smentito -in mia assenza- dal conduttore che si trincerava dietro l'autorità del ministro Gava, le cose stanno diversamente. Il record dei morti per droga non appartiene all'Italia, paese -dicono Craxi e Andreotti- "permissivo" e "lassista", ma alla Germania Federale, il paese che in Europa vanta la legge più restrittiva in materia di consumo di stupefacenti, e, quel che è più importante, la più efficace e inflessibile applicazione della legge. Il ministero tedesco della 'Gioventù, famiglia, donna e sanità' mi ha comunicat

o -attraverso il suo portavoce dr. Frank (tel. 0049 2283083367)- che nel 1989 si sono avuti nella Germania federale 985 morti per droga, contro i 670 del 1988. Questo nel paese che da anni dispone degli apparati repressivi punizionisti che rappresentano l'armamentario del progetto di legge in discussione alla Camera. E' un dato che smentisce le informazioni e gli assunti dei difensori del punizionismo. E che ci fa fortemente dubitare, oltre che della ragionevolezza della loro disperata corsa ad "allinearsi" (come ama ripetere Craxi) con i paesi europei più severi, anche della loro buona fede.

2. LA SVIZZERA, LA LEGGE PIU' RIGIDA, LA PIU' LETALE.

Le cifre relative, che rapportano il numero delle vittime a quello degli abitanti, sono ovviamente più significative. E' per questo che nessuna fonte ufficiale italiana ne dà mai notizia. Le cifre ufficiali, che si riferiscono ancora al 1988 (fonte ministero della Sanità spagnolo) smentiscono ulteriormente ogni assunto punizionista. Nel 1988 i paesi più colpiti dalla morte per overdose sono stati tre paesi ai quali ci si chiede di allinearsi: al primo posto la Svizzera, con 31,5 morti ogni milione di abitanti, al secondo il Lussemburgo, con 21,8 e al terzo la Norvegia con 15. Seguiva l'Italia con 13,2 e la Germania con 11.

Non è un caso allora se la Svizzera ha in corso esperimenti -bollati a fuoco dalla stampa italiana, che si è ben guardata dal riferirne il retroterra- tendenti a ridurre il rischio di morte per droga, e se il consiglio dei Cantoni ha varato un progetto di legge che va in direzione opposta a quello di Craxi e Andreotti. La Svizzera, il paese più rigido d'Europa nella repressione del consumo è anche quello con la maggiore mortalità per eroina. Come ad Amburgo anche in Svizzera di fronte al fallimento catastrofico del punizionismo si tende alla decriminalizzazione e alla legalizzazione.

3. 850 MILA MORTI PER TABACCO NEL 1989 IN EUROPA. O NO?

Intervistato da un quotidiano belga la scorsa settimana, il direttore per l'Europa dell'Organizzazione mondiale della sanità Jo Asval ha dichiarato che il principale problema sanitario europeo è di gran lunga il tabagismo e ha fornito le seguenti cifre: 850 mila morti in Europa nel 1988, di cui 440 mila nei dodici pesi della Comunità europea. Si parla di strage per alcune centinaia di morti per eroina, delle centinaia di migliaia di morti per tabacco non si parla nemmeno. C'è ragionevolezza in questo? O piuttosto l'obiettivo dei proibizionisti non è la difesa della salute ma la difesa della proibizione?

4. UN MILIONE E MEZZO DI ALCOLDIPENDENTI. O NO?

In Italia, come in Germania o in Francia o in Svezia o in Norvegia o negli Usa o in ogni altro paese del mondo, la dipendenza da alcol colpisce i giovani, i meno giovani, e le donne in particolare, in una misura che non consente paragoni con la tossicodipendenza. Un milione e mezzo di persone circa, in ciascuno dei maggiori paesi europei, soffre problemi di emarginazione, malattia, regressione sociale e culturale a causa della dipendenza da alcol. Il loro numero è pura statistica, la loro sorte non fa notizia, nonostante che incidenti stradali, nella misura di un terzo almeno, e aggressività contro le persone ne siano la diretta conseguenza. C'è ragionevolezza in questo? Oppure l'anima dei crociati antidroga è più sensibile ai rigori possibili della repressione che non ai dolori reali delle persone?

 
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