Caro Presidente,
Le presento le dimissioni da senatore della Repubblica. Ho affrontato il mio impegno di parlamentare in questa legislatura con grandi speranze: ho sperato che questa potesse essere la legislatura di serie e profonde riforme istituzionali, e che nel suo corso potessero verificarsi processi se non di unita', almeno di aggregazione e di convergenza intorno a programmi comuni fra le forze riformiste, laiche e ambientaliste.
Le cose sono andate altrimenti.
Gli sforzi riformatori hanno approdato a ben poco, quale che sia il giudizio - ed il mio non e' molto positivo - sulle riforme gia' approvate e su quelle ancora in corso di esame. Sul piano politico, mentre si e' aperto nel PCI un dibattito democratico che si spera possa portare ad un profondo processo di trasformazione, fra le forze laiche, socialiste e ambientaliste e' prevalsa la spinta alla divisione, alla frammentazione, e qualche volta anche la tentazione alla rissa. Rischia percio' di allontanarsi ulteriormente la possibilita' di una alternativa: non dico una alternativa di programmi e schieramenti che mi appare impossibile in questo panorama e con queste regole del gioco, ma una alternativa democratico-istituzionale capace di interrompere la degenerazione partitocratica e conquistare alla Repubblica pienezza di vita democratica.
In questa situazione si continua a scaricare sul Parlamento l'incapacita' di scelte di governo coraggiose ed efficaci, la cui responsabilita' e' tutta, invece, di questo sistema politico, di questi partiti, e di queste coalizioni di governo. Ed è prevedibile che presto si vorra' trasformare tale endemica crisi politica in una nuova crisi di legislatura - la sesta consecutiva - che, lungi dal risolvere alcunché, aggraverebbe la crisi delle istituzioni.
Non intendo ne' rassegnarmi ne' arrendermi di fronte a questa prospettiva. Credo al contrario che si debba operare, ed operare con decisione, per salvare la legislatura e riprendere un efficace disegno riformatore, che non accantoni e
rimuova ma affronti le questioni e i problemi la cui mancata
soluzione impedisce la riforma del sistema politico: a cominciare dalla riforma del sistema elettorale e da quella dei partiti.
Ho tuttavia maturato la convinzione personale che questo impegno io debba tentare di dispiegarlo nei mesi a venire
al di fuori del Parlamento, e spero di farlo con la stessa attitudine e la stessa passione che ho dedicato fino ad oggi
al confronto e al lavoro parlamentare nel Senato della Repubblica.
Mi consenta, signor Presidente, di rivolgere un cordiale saluto e un ringraziamento a Lei e a tutti i colleghi: a quelli con cui ho collaborato ed anche e a maggior ragione a quelli con cui mi sono scontrato, perche' questa e' l'essenza di una vera vita parlamentare.
Un particolare ringraziamento vorrei infine pubblicamente esprimere ai miei compagni del Gruppo Federalista Europeo Ecologista, un gruppo che e'nato come conseguenza di una convergenza politica ed elettorale che si era verificata in molte regioni fra socialisti, socialdemocratici, radicali e verdi, e che abbiamo tenuto vivo anche quando la polemica sembrava cancellare perfino il ricordo di quella convergenza:
io credo che cio' non sia avvenuto solo per una inerte proiezione del passato, ma anche come speranza per il futuro, come impegno a considerare quello un appuntamento solo rinviato e non definitivamente interrotto e mancato.
Gianfranco Spadaccia