"Ha perfettamente ragione Novelli: se qualcuno ci ha attribuito la proposta di una lista di "transfughi" del PCI con radicali, verdi e altri è stata una bella mascalzonata.
La proposta che ho fatto a diversi esponenti politici torinesi, e pubblicamente a Diego Novelli nel dibattito di Radio Radicale, è chiarissima: una grande lista civica, per la riforma della politica, che veda uniti tutti i compagni comunisti, esponenti laici, verdi, radicali, dell'associazionismo e del volontariato cattolico e non. Perchè mai non potrebbero essere candidati in questa lista, ad esempio, Gianni Vattimo e la verde arcobaleno Aglietta, don Luigi Ciotti ed alcuni grandi professionisti non coinvolti - ed anzi umiliati - dai giochi partitocratici?
Ho aggiunto (e lo impone un'elementare umiltà democratica) che essendo Novelli il leader comunista ma anche l'esponente politico più preferenziato e ancor oggi più popolare della nostra città, mi parrebbe giusto che a guidare una squadra esplicitamente candidata al governo della città, fosse proprio lui.
Non sono interessato a presunte o reali fratture nel PCI torinese. Molti radicali, verdi, laici sono invece interessati a sapere se il PCI torinese è davvero nuovo (e come Massimo Cacciari a Venezia intende essere l'elemento centrale di una lista che superi il simbolo del partito, obbligando il tal modo tutti a misurarsi su un nuovo progetto) o è invece un PCI vecchissimo che si traveste da unovo.
Per intenderci, un PCI col suo simbolo (e sono il primo a rispettarlo) ma con le solite liste aperte ai soliti indipendenti o financo - ma sarebbe un'operazione da anni '50 - un PCI che si fa affiancare da una listarella di soliti "compagni di strada".
I compagni comunisti saranno i primi a comprendere che la differenza non è da poco.
Così come non è irrilevante l'atteggiamento degli amici verdi, che per quanto continuino a raccontare il contrario, sono ormai visibilmente e a tutti gli effetti un partito e come tale rischiano di cristallizzarsi. Cosa rispondono a una proposta di vera riforma della politica, di lista che romperebbe la stagnazione partitocratica?
So bene - come dice l'amico Angelo Pezzana - che nella proposta c'è un pizzico di utopia. Ma occorre scegliere fra "utopia" e vocazione all'assessorato. A Venezia questa "utopia" è già realtà. A Berlino è caduto un muro. Solo a Torino non deve cambiare nulla?"