D. Mentre tu eri in Abruzzo, a Firenze, nell'assise dei verdi arcobaleno, e' risuonato piu' volte il tuo nome per le tue iniziative abbruzzesi. Una parte degli arcobaleno ha sostenuto che tu tieni le redini dei radicali arcobaleno, pronto a tirarle in caso di Liste Nathan; di allontanarli, quindi, dal loro impegno per le grandi liste unitarie del soggetto verde. Tu come giudichi questa vicenda?
R. La cosa, francamente, e' un po' strana. La posizione che io comprendo e che arricchisce il dibattito, quella di Negri, Teodori, Vesce, è la piu' lontana, come e' apparso chiarissimo in congresso, dalla mia; e' una disparita' più tattica, che di valutazione politica. Io infatti ritengo che il PCI non vuole le liste Nathan, non e' capace di volerle; quindi dobbiamo continuare, come a Roma, a L'Aquila, in Abruzzo, essendo molto esigenti con noi stessi e nei confronti della societa' comunista; dobbiamo cercare di relizzare alcune grandi eccezioni, sulle quali poi fare l'esperienza e gli esperimenti elettorale. E' questo il senso per esempio del mio incalzare costante verso Occhetto e il Pci, anche attraverso questa realta' abruzzese, di laboratorio un po' di avanguardia. Stando con gli occhi ben fermi sugli indici elettorali; a Teramo per esempio, noi costituiamo un'area del venti per cento. A l'Aquila questa cosa potrebbe essere esplosiva di entusiasmi, di rinnovamento e quindi anche di forza elettorale. Se
tutto questo ha un senso e' quello di dimostrare la mia antica posizione: facciamo le liste Nathan, ma tranne alcune eccezioni, siano quindi sempre presenti i Verdi, gli Antiproibizionisti perche' vi sono somme che a volte non possono essere fatte.
Dinanzi alla linea di Occhetto del Si, una linea che si restringe sempre piu', una linea sempre piu' opportunistica, magari abile, a maggior ragione bisogna presentare altre liste.
Questo è quello che penso. Allora mi viene da sorridere tristemente. Io ricordo quando Gianni Mattioli, nel momento in cui nasceva l'arcobaleno, era convinto che io fossi il regista, che volessi fottere i verdi del sole che ride, che io fossi dietro a soffiare sul fuoco. Se mai, piu' giustamente, Francesco Rutelli ed altri miei amici non erano soddisfatti del mio troppo timido interessamento che, a loro avviso, dimostravo. Era un errore di informazione che portava fuori rotta. Che adesso un carissimo vecchio politicante, con le spalle al muro, come Mario Capanna, faccia questi giochetti furbi e' possibile solo perche' c'è una inadeguata visione del contesto in cui verdi e arcobaleno si stanno muovendo. E che, ahime', non e' il contesto di un PCI che sempre con maggior rigore e forza e che volendo superare i propri limiti si rimette in causa, prepara, propone, coinvolge il mondo liberaldemocratico, socialdemocratico e democratico, dell'ambientalismo laico e che quindi e' capace di preparare bene, non solo a
livello elettoralistico, la prossima scadenza amministrativa. La preparazione politica delle elezioni di primavera si e' fatta con questo tipo di congresso; dopo verra' fuori una maggior o minore capacita' elettoralistica del partito comunista, ma le premesse sono questo abbassamento di obbiettivo e di tono e, direi anche di respiro in queste settimane. Anche noi, che non siamo mesterianti o dei politicanti con rischio di estinzione e che quindi difendono gli averi, possiamo dire che siamo certi che in una visione anglosassone uno dei due grandi partiti deve essere ambientalista, ecologista e verde; ma anche l'altro deve avere forti venature verdi. Non ci deve essere il partito solo verde; questa è una visione proporzionalistica, quindi chiesastica, ideologica. Ma allora a me fanno un po' sorridere quelli che magari sono in lotta con la posizione seria, importante, onesta e intelligente della grande maggioranza degli arcobaleno, ma poi sviliscono tutto attribuendo a me di ispirare proprio quello da cui, in
questo momento, dissento abbastanza. E al solito se uno dà spiegazioni dietrologiche vuol dire che non ha l'intelligenza della situazione. E' poi sono pure sbagliate. Parliamoci chiaro: la realta' di Pecoraro e di quattro, cinque, sei altre persone e' quella di coloro che detengono partitocraticamente il potere di dieci, dodici miliardi cha hanno in cassa e l'uso della sigla o dell'emblema verde. Costoro gestiscono questo potere nel modo piu' vecchio, piu' corrotto e corruttore, quindi violento; è lo stesso modo di far politica che abbiamo attaccato in tutti gli altri partiti. Con questo gruppetto che si difende in questo modo si è alleato Capanna; costoro difendono una situazione in cui si possono ottenere gli assessorati, le sovvenzioni dei ministeri socialisti ad associazioni nobilissime, composte da quindici, venti persone...
D. Tu hai ricordato la prospettiva uninominale, ma questa suscita ancora piu' diffidenza delle liste Nathan.
R. Questo lo capisco, in parte per un fatto di maturazione. Si dice: sono uninominalisti quelli che vogliono andare con i comunisti; se l'uninominalismo serve a questo siamo contro. E poi c'e' il fatto che l'estrema sinistra exgruppettara, ex DP che si è riversata nei versi ha la convenienza politica di contendersi questa area o questo pezzo di area. Quello che devono capire e' che in termini storici funzionano quei regimi che ogni venti, trenta anni fanno una sorta di rivoluzione. Quando si accumulano su realta' importanti effettivi ritardi allora a uno dei due partiti se ne sostituisce un terzo, cambiano le linee politiche. La logica della democrazia anglosassone non e' quella della rappresentanza di tutte le posizioni.