"Cara Letizia, può darsi che tu legga questa lettera aperta che ti rivolgo, con grande diffidenza, se non come un atto di ostilità. Ma voglio subito sgomberare il campo da un equivoco.
Chi ti scrive, insieme a tutti i radicali palermitani, nel 1985 chiese espressamente e pubblicamente di votare per te e per la Lista Verde palermitana in televisione, nelle piazze, nelle strade.
Dal momento della tua elezione e per cinque anni - ce ne darai atto - non ti abbiamo chiesto nulla, nè tu hai ritenuto opportuno di chiederci alcunchè.
Ed è giusto che così sia stato, fra compagni interessati alle idee e all'impegno civile e disinteressati alle prebende, al piccolo cabotaggio, ai mezzi favori dei mezzi palazzi.
Non sappiamo se e quanto tu abbia notato e valutato queste nostre scelte. Nè sappiamo se e quanto tu abbia notato e valutato la nostra decisione di non associarci allo schieramento di quanti, a torto o a ragione, hanno denunciato attraverso la delibera sul caso Arteria la tua presunta o reale omologazione alle logiche e ai metodi tipici della partitocrazia.
Non eravamo nè siamo interessati a questo. E' ben altro ciò che ora preme ed urge, quanto meno a noi.
Ciò che ora importa, cara Letizia, - ma anche, consenticelo, caro Assessore alla vivibilità -, è proprio la vivibilità politica, civile e umana a Palermo. Vivibilità che, almeno in parte, dipende dalle scelte che anche tu e tutti gli amici verdi (Sole che ride, filippiniani o mattioliani, Arcobaleno, capanniani o ronchiani poco importa) intendete fare.
Vi abbiamo chiesto con grande umiltà di riflettere, di non commettere l'errore di cristallizzare e consumare la grande speranza verde accontentandovi di una dimensione di vecchio o nuovo micropartito. Vi abbiamo chiesto di concorrere a formare una grande lista di rinnovamento civico e di riforma della politica affinchè il 6 maggio Palermo possa scegliere un progetto ed una speranza nuovi in luogo dei consueti, scontati e un po' logori dieci simboli dei partiti nazionali, dal Sole che ride alla fiamma tricolore, passando attraverso scudi crociati, soli nascenti, falci e martelli.
Abbiamo aggiunto che oggi, dallo Zen a Corso dei Mille, dall'Ucciardone ai quartieri più alti della città, se non si affronta di petto il nodo del traffico e del consumo di droga a Palermo, non ci potrà essere alcuna autentica vivibilità, nessuna seria battaglia "antimafiosa".
E potremmo ancora affermare che nessuna battaglia "antimafiosa" è tanto sentita dai cittadini e tanto estranea al palazzo quanto l'antiproibizionismo sull'acqua, la cui mancanza rende ogni giorno più invivibile la città.
Da parte tua abbiamo raccolto solo silenzio, pregiudizio, rifiuto del dialogo. E dire che siamo fra coloro che ti hanno manifestato maggiore lealtà e solidarietà reali, ma siamo forse fra i pochi o pochissimi che intendono fare del caso Palermo un emblema non solo nazionale, ma ormai, come è necessario, transazionale.
Speriamo ancora che tu possa trovare il tempo di riflettere e di rispondere, convinti che abbia tutti gli elementi e le occasioni per farlo; quanto meno per trattare da compagni coloro che con te altro non sono stati che amici e compagni".
Giovanni Negri