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Agora' Agora - 5 marzo 1990
CHIUSURA DI RADIO RADICALE: L'INTERVENTO DI GIANCARLO LOQUENZI ALLA CONFERENZA STAMPA DEL 5 MARZO 1990.

"Radio Radicale e' chiusa dal 2 marzo alle 7.30. Questo è in realtà tutto quello che avremmo da dire. Noi non possiamo più parlare, non possiamo più trasmettere, non possiamo più continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto: informare. In questi 15 anni, giorno dopo giorno, fare Radio Radicale voleva dire due cose contemporaneamente: da un lato realizzare i programmi, dall'altro inventarsi tenacemente, senza tregua, il modo per continuare ad esistere. Ogni anno, ogni giorno abbiamo dovuto imparare a rinunciare a qualcosa, a risparmiare su questo o su quello, a tagliare certe spese, a fare a meno di investire sulla rete, a ridurre i collaboratori, ad eliminare certi programmi. Sapevamo che così non potevamo durare, ed infatti eccoci oggi a trasmissioni interrotte. Abbiamo passato la mano, questa è la verità. Siamo tutti qui anche se non ci sentite, a spremerci le meningi su cosa fare, cosa di nuovo inventarci, ma sappiamo di poter ben poco. Noi abbiamo chiuso. Se c'è una possibilità di riaprire Radio Rad

icale, questa risiede solo in minima parte nelle nostre forze e volontà, sappiamo invece che risiede, ben concreta, altrove. Abbiamo meno di sessanta giorni di tempo durante i quali, chi può intervenire sa che non ci saranno concesse proroghe, lo abbiamo detto chiaramente. Questo nostro silenzio vuole essere una sirena di allarme per tutti: parlamentari, ministri, amministratori locali, avvocati, magistrati, giornalisti, cittadini, tutti quelli che in questi anni, girando la manopola della radio, ci trovavamo ogni giorno al loro servizio. Adesso trovano questo silenzio, questo allarme. Allora siamo noi ora a chiedervi cosa pensate di fare. Siamo noi ad attendere le vostre iniziative, le vostre proteste, le vostre proposte, ad ognuno per quello che può. Noi possiamo ben poco, è il caso di ripeterlo. Tutti questi anni in cui abbiamo messo in piedi un servizio che valeva decine di miliardi ogni anno e in realtà ne costava quattro o cinque, ci hanno condotto ad uno stadio terminale. Radio Radicale ha dovuto con

tenere in questi anni i propri costi al di sotto dei minimi necessari alla gestione adeguata del proprio servizio. Per la mancata approvazione sino ad oggi della legge di regolamentazione generale del sistema, tutte le emittenti devono operare continui investimenti negli impianti di trasmissione per non subire le interferenze delle altre emissioni. I costi attuali di Radio Radicale, che raggiungono quasi i sei miliardi annui, sono perciò appena sufficienti ad assicurarne il funzionamento minimo. Per il 1990 le entrate previste sono: il contributo dell'Editoria di due miliardi e i proventi della pubblicita' e delle convenzioni per circa un miliardo. Il disavanzo previsto e' quindi di circa tre miliardi, che il Partito Radicale non è assolutamente in grado di assicurare. A questo disavanzo si aggiunge una situazione di indebitamento di oltre un miliardo. Dal prossimo anno inoltre Radio Radcale non potrà più usufruire del contributo della legge sull'Editoria, sia perché la legge scade, ma anche perché il Partit

o radicale non presentandosi più alle elezioni non avrà titolo ad un organo di partito finanziato da quella legge. Vi riuscirà difficile crederlo, ma in questi giorni non abbiamo neppure i soldi per fare le fotocopie, siamo in fila per utilizare un'unica macchina da scrivere, i computer che abbiamo funzionano male e non possiamo riparli. Il nostro obiettivo è comunque noto: occorre che a Radio Radicale venga riconosciuto il ruolo di servizio pubblico d'informazione che ha svolto gratuitamente in questi anni e che le sia reso possibile continuare a svolgerlo secondo regole chiare di mercato, cioè contratti e convenzioni. Radio Radicale servizio pubblico, quindi, non organo di partito e neppure una radio tra le tante. Per questo occorre un provvedimento legislativo specifico ed è ipocrita dire come molti fanno: "Aspettiamo il riordino del sistema radiotelevisivo nel suo complesso o proroghiamo la legge sull'editoria". Tutto questo non serve a riaprire Radio Radicale ma solo a darsi un po' di buona coscienza a

buon mercato. Un testo di proposta di legge ad hoc per Radio Radicale già esiste, sottoscritto dalla maggior parte dei capigruppo della Camera, per questo ci aspettiamo dal Parlamento che l'approvi in fretta e da tutti quelli che ancora ci ascoltano che insistano affinché questo accada prima di quel 30 aprile che ci vedrebbe scomparire per sempre. Certo ci preoccupa molto che, spenta Radio Radicale, dopo i primi giorni di reazione alla notizia, ogni canale di comunicazione con l'esterno venga a cessare. L'ospitalità che riusciremo ad ottenere sulle altre testate gioca un ruolo essenziale nella riuscita della nostra iniziativa. Non riuscire a far sapere giorno per giorno quello che accade, quali sono le iniziative che a diverso titolo verranno prese, è il rischio più grosso che corriamo. E' ciò che potrebbe minare definitivamente le poche possibilità di azione che ci restano. Chi ascolta le nostre poche parole di questi giorni, pretenda di sapere dal suo giornale, dal suo TG, quello che succede a Radio Radica

le, perché noi non possiamo più dirglierlo. Cosa resta da dire?

Una cosa importante, forse la più importante: il nostro indirizzo, l'unico esile colegamento che ci resta: Via Principe Amedeo, 2 00185 Roma. Scriveteci quello che state facendo per Radio Radicale e soprattutto, sapete quanto è importante, quello che Radio Radicale rappresenta per voi."

 
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