NON SI CONOSCONO I CAPI D'ACCUSA.Zagabria 9-4-90 DICHIARAZIONE DI SANDRO OTTONI E ALEXANDRE DE PERLINGHI, CONSIGLIERI FEDERALI PR
"Che succede in Kosovo ?
A Zagabria, dove ci troviamo per seguire la campagna elettorale croata e coadiuvare i candidati radicali in queste elezioni, riceviamo notizie sempre più inquietanti e spaventose sulla situazione del Kosovo.
Si ascoltano testimonianze su gas nervini (neurotropici) usati contro una popolazione inerme, contro bambini e adulti, di ospedali e scuole presidiati dalla polizia, di arresti e perquisizioni indiscriminate, di violenze e di ammazzamenti, di continue violazioni dei diritti umani, al di fuori di qualsiasi norma e impegni sottoscritti a carattere internazionale.
Le leggi d'emergenza in vigore da alcuni mesi consentono il fermo di polizia per tre giorni e l'arresto senza definizione dell'imputazione per 60 giorni successivi. Sono perseguiti gli assembramenti di più di dieci persone. Le forze armate presidiano il paese con compiti di polizia ordinaria. Da pochi giorni è stato revocato il coprifuoco.
Ma le notizie sono confuse e le fonti si contraddicono a vicenda.
Che succede in Kossovo ed in Jugoslavia?
Gli organismi di sorveglianza internazionale, la stampa internazionale, non sono in grado di garantire un' adeguata e veritiera informazione. I due maggiori quotidiani italiani titolavano lo stesso giorno: La Repubblica "Misteriosa epidemia in Kosovo" ed il Corriere "Tremila avvelenati in Kosovo". Nessun corrispondente ha potuto seguire direttamente gli avvenimenti, nessuno era presente il 22 marzo nè nei giorni successivi .
Gli organi d'informazione jugoslavi hanno ugualmente riportato notizie contrastanti e così pure la Croce rossa internazionale è giunta in ritardo per accertare il numero e l'entità degli avvelenamenti.
Tra le notizie raccolte, nessuna pienamente verificata, si parla di un'arma chimica, prodotta per l'esercito jugoslavo, dagli effetti blandi e dalla rapida scomparsa nell'organismo, se usata in dosi limitate. Arrossamenti, svenimenti, tachicardia e vomito, questi sarebbero i sintomi riscontrati tra la popolazione di Pristina e Podujevo.
E' notizia di ieri l'arresto di Blerima Shale, professore di filosofia, ex presidente della Gioventù universitaria di Pristina, e di Halila Mathoshija, giornalista, attuale presidente della stessa organizzazione. L'arresto secondo alcune fonti sarebbe dovuto alle indagine che i due stavano compiendo in merito agli avvelenamenti, non si conoscono però le motivazioni ufficiali dell'arresto.
Ancora vi sono voci di nuovi arresti previsti ai massimi livelli tra i neonati partiti democratici del Kosovo.
E pure va notato che fino ad oggi non vi sono state reazioni da parte della popolazione albanese del Kosovo al di fuori della protesta civile e democratica e che gli stessi leader delle organizzazioni politiche esortano i cittadini al dialogo ed alla nonviolenza.
Ci chiediamo però fino a quando e a quale limite potra' essere sopportata questa situazione senza provocare reazioni e danni irreparabili ?
Dunque che succede in Kosovo?
Come è possibile che le autorità jugoslave non siano in grado di garantire nemmeno le informazioni indispensabili ad una valutazione degli eventi?
Ma ancora di più come è possibile che avvenimenti tanto gravi accadano al di fuori dei circuiti di informazione internazionale ?
Che cosa fa la Comunità europea, oltre che erogare consistenti finanziamenti alle autorità di Belgrado? Che cosa si aspetta per inviare una commissione d'inchiesta internazionale?
Il partito radicale per parte propria si impegnerà nelle prossime ore e giorni a seguire ed informare sugli avvenimenti, a manifestare alle sedi opportune ed alla attenzione internazionale tentando come sempre anche di ovviare, con la propria denuncia politica, alle gravissime mancanze dei sistemi d'informazione."
Sandro Ottoni, Alexandre De Perlinghi