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Agora' Agora - 29 maggio 1990
REFERENDUM SULLE LEGGI ELETTORALI, ASSEMBLEA COSTITUENTE, AFFERMAZIONI DI ANDREOTTI E DEL PSI. INTERVENTO DI PEPPINO CALDERISI.

Intervento di Peppino Calderisi, Presidente del Gruppo Federalista Europeo (domani pubblicato su Il Giornale d'Italia)

La questione oggetto della ricerca d'archivio sull'articolo 75 della Costituzione, discussa in questi giorni sulla stampa, è nota da tempo. In ogni caso non si vede come possa essere messo in dubbio il testo della Costituzione che è quello promulgato.

Ciò premesso, La ricerca di archivio condotta dal funzionario della Camera è certamente interessante. Ma essa mette in rilievo proprio significativi elementi che tendono ad escludere la tesi della dimenticanza e dell'errore.

Innanzitutto la ricerca rivela che l'aggettivo "elettorali" non fu dimenticato ma fu richiamato a mano in margine al testo a stampa su cui lavorò il Comitato di redazione della Costituzione. Considerando che del Comitato faceva parte anche il presentatore dell'emendamento approvato dall'Assemblea, c'è da ritenere piuttosto infondata l'ipotesi della dimenticanza. Con molta più probabilità l'abolizione della parola "elettorali" fu la conseguenza di una scelta del Comitato. Così avvenne, del resto, anche per un altro aspetto dello stesso articolo sul referendum abrogativo, quello del numero di Consigli regionali che hanno diritto a richiedere il referendum.

L'Assemblea votò infatti il numero di sette per il referendum abrogativo, mentre voto per il numero di cinque per il referendum costituzionale di cui all'attuale art.138.

Ma il Comitato di redazione ridusse a cinque il numero dei Consigli regionali anche per il referendum abrogativo, senza sottoporre di nuovo la questione al voto dell'Assemblea. Infatti il Comitato di redazione ebbe,di fatto, un ruolo non solo di coordinamento dei testi approvati dall'Assemblea, ma anche di rielaborazione con modifiche sostanziali. E quando su tali modifiche vi era accordo al suo interno,il Comitato non le risottopose al voto dell'Assemblea (così ebbe a precisare proprio Ruini nella sua qualità di Presidente della Commissione per la Costituzione, nella seduta conclusiva del 22 dicembre 1947).

Un ulteriore elemento viene da un'altra affermazione di Ruini, riportata nella ricerca. Al momento della votazione dell'emendamento Rossi che introduceva la parola "elettorali"(e non al momento delle votazioni finali, come erroneamente hanno riportato alcuni articoli di stampa, facendo cambiare così il significato dell'affermazione di Ruini), il Presidente dell'Assemblea non aveva fatto notare che si trattava di un emendamento respinto dalla Commissione. "Non è impossibile - afferma Ruini - che l'aggiunta sia stata approvata anche da deputati che alzavano la mano a ripetizione credendo di votare sempre per il testo della Commissione". Anche questo fatto avvalora la tesi che il Comitato di redazione non commise un errore o una dimenticanza, ma effettuò una scelta.

In ogni caso - lo vogliamo ribadire - il testo della Costituzione è quello promulgato. Nessuno si sognerebbe, ad esempio, di sostenere l'illegittimità di un referendum abrogativo chiesto da cinque Consigli regionali anzichè sette..

Sui lavori dell'Assemblea Costituente c'è piuttosto da chiedersi come sia possibile che, avendo essa approvato il 7 ottobre '47 l'ordine del giorno Nitti sull'elezione del Senato con il sistema del collegio uninominale, la legge approvata poco dopo dal Parlamento prevede per il Senato un sistema proporzionale che era stato esplicitamente respinto.

Quanto alle affermazioni di Andreotti, vogliamo ricordare tre cose. Innanzitutto ciò che egli stesso ha scritto sui referendum elettorali nella sua opinione su "Tv Sorrisi e Canzoni" di fine gennaio di quest'anno. Dopo aver affermato che non si può rimanere senza leggi elettorati, Andreotti precisò infatti che "potrebbero cancellarsi con i referendum norme parziali che non alterassero la compattezza di un sistema di scelta dei deputati e dei senatori" (che è proprio il caso dei referendum per i quali è in corso la raccolta delle firme).

In secondo luogo, rispetto all'affermazione del Presidente del Consiglio secondo cui "tante cose ce le possiamo far dire dalla gente ma non queste (sulle modifiche elettorali n.d.r.)" vogliamo ricordare proprio le parole che Ruini pronunciò all'Assemblea Costituente a proposito dei referendum in materia elettorale "se c'è qualche cosa in cui il popolo può manifestare la sua volontà, è proprio il sistema elettorale".

In terzo luogo vogliamo ricordare la posizione di De Gasperi a favore del sistema del collegio uninominale, come risulta dalla sua relazione al Congresso della DC al Teatro dell'Opera il 26 novembre 1952.

Infine, ai socialisti che ritengono anomalo ed inaccettabile che alcuni esponenti della DC e di altri partiti di governo promuovano referendum insieme a rappresentanti di partiti di opposizione, ponendo quasi una questione di governo, vogliamo ricordare che proprio i socialisti, quando era Presidente del Consiglio Bettino Craxi, promossero con liberali e radicali dei referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, sul sistema di elezione del CSM e sull'Inquirente. E allora non lo ritenevano nè anomalo nè inaccettabile.

 
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