DICHIARAZIONE DI GIOVANNI NEGRIAvevo deciso di mantenere un certo riserbo, per carità di patria.
Ma siccome il Ministro De Michelis aggiunge all'errore di non ricevere il Dalai Lama una sfacciata bugia ("La Farnesina non ha ostacolato gli incontri del leader del Tibet in Italia") rendo pubblico che :
1) Una missione diplomatica italiana di alto rango e competenza, guidata peraltro da uno stimabilissimo ambasciatore, è attualmente in Cina o vi è stata sino a pochi giorni or sono per consolidare cooperazione e affari.
2) La diplomazia cinese a Roma si è letteralmente scatenata contro tutte le occasioni di incontro pubbliche del Dalai Lama, mentre in Cina -proprio in questi giorni- vengono fatti "sparire" i dissidenti.
3) Sono stato personalmente informato dal Quirinale del grossolano veto opposto dalla Farnesina alla ipotesi di incontro col Dalai Lama, dichiaratamente motivato con "esigenze di mantenere buone relazioni con la Repubblica popolare Cinese".
4) I Presidenti o i Monarchi e i governi di Norvegia, Cecoslovacchia, Belgio nonchè il Parlamento Europeo e il Congresso degli Stati Uniti -tutti i paesi che pure hanno cooperazione economica con la Cina- hanno accolto il Dalai Lama. Le due cose non sono perciò neppure incompatibili, salvo che per il titolare della Farnesina, che ha opposto una attiva e proclamata freddezza ed estraneità verso il problema di elementare rispetto dei diritti umani posto dalla visita di un leader politico-religioso che ha anche ricevuto quest'anno il Premio Nobel per la Pace.
In conclusione, ci compiaciamo che nei giorni dell'anniversario di Tien An Men il Dalai Lama incontri non solo Giovanni Paolo II ma anche leader politici come Cariglia, La Malfa, Occhetto, Pannella e Piccoli.
Siamo altresì lieti dell'annuncio di due partiti di governo (PRI e PSDI) della decisione di investire l'esecutivo della questione del popolo tibetano. Quanto al Ministro degli Esteri, lo invitiamo a non sommare agli errori le bugie. Meglio che torni ad occuparsi di altri strafalcioni e affaroni tipo Expo di Venezia, anzichè ricordarci che per lui "la Cina è davvero vicina". E se si sente un novello Marco Polo, non mancheremo di dimostrargli che fra quella nobile impresa e la sua politica esiste una sensibile differenza.