Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
gio 08 mag. 2025
[ cerca in archivio ] ARCHIVIO STORICO RADICALE
Notizie Radicali
Agora' Agora - 13 giugno 1990
REFERENDUM SULLE LEGGI ELETTORALI: CALDERISI RISPONDE A MIELI. "IL REFERENDUM NON E' MORTO, MA VA DIFESO IL SUO CONTENUTO PROPOSITIVO. DIFENDERE LO STATUS QUO E'IMPROPONIBILE. SE NON VA AVANTI IL DISEGNO RIFORMATORE DEL REFERENDUM PREVARRANNO LE PEGGIORI CONTRORIFORME PARTITOCRATICHE."

In merito all'editoriale del direttore de la Stampa Paolo Mieli "come si uccide un referendum", Peppino Calderisi ha dichiarato:

"Non condividiamo affatto la dichiarazione di morte dei referendum sulle leggi elettorali pronuniata da Paolo mieli.

Non la condividiamo anche se siamo ben consapevoli che esiste il rischio di una strumentalizzazione e di uno stravolgimento dei referendum rispetto ai suoi contenuti e ai suoi obbiettivi.

Del resto non sarebbe la prima volta. Basta pensare al referendum per introdurre la responsabilità civile del magistrato che ha ottenuto oltre l'80 % di SI ma al quale ha fatto seguito una legge di contenuto opposto che ha addirittura cancellato quel tanto di responsabilità civile prima esistente. Il progressivo venir meno della certezza del diritto e del rispetto delle regole del gioco può avere ormai anche questi effetti.

Ma il problema non si affronta tornando indietro. Difendere lo status quo è infatti improponibile. Lo dimostrano in modo inequivoco i risultati elettorali del 6 maggio e quelli dei referendum del 3 giugno che hanno manifestato in forme diverse la crescente avversione e protesta nei confronti del sistema dei partiti. I referendum per la riforma elettorale costituiscono forse l'unica iniziativa capace di dare uno sbocco democratico a questo sentimento così diffuso nel paese. Se non andrà avanti il disegno riformatore dei referendum prevarranno le peggiori controriforme partitocratiche.

Occorre quindi difendere il contenuto dei referendum (passaggio dalla proporzionale al sistema maggioritario e uninominale, con la correzione di una aliquota eletta con la proporzionale, come chiede il quesito relativo al Senato, passaggio dalla proporzionale al sistema maggioritario per tutti i Comuni) contro ogni tentativo di utilizzazione strumentale al fine di perseguire obiettivi del tutto diversi. Occorre contrapporre gli obbiettivi di riforma dei referendum ad altri disegni tendenti a riproporre vecchi bipolarismi DC-PCI (le varie proposte di premi di maggioranza e di coalizioni di partiti costretti tutti a satellizzarsi attorno ai due maggiori).

Occorre difendere lo stesso istituto del referendum come strumento di decisione effettiva dei cittadini e non come mero stimolo o grimaldello per contrattazioni partitocratiche.

I referendum mirano a riformare profondamente la politica e il sistema dei partiti, di tutti i partiti. Non sono stati concepiti a favore o contro questa o quella forza politica. Non penalizzerebbero nè i socialisti nè le forze laiche che volessero uscire dalla subalternità e dal minoritarismo. E infatti non è un caso che tra i promotori dei referendum figurino autorevoli personalità dell'area e delle forze laiche, ambientaliste e radicali.

Occorre dunque apprezzare e difendere tutti coloro che all'interno dei rispettivi partiti si battono per questi obiettivi di riforma. L'ispirazione cosiddetta "trasversale" dello schieramento referendario (che come dice giustamente Biondi è rettilinea nelle libere coscienze dei promotori) è fondamentale, perchè questa battaglia possa andare in porto.

Quanto a Occhetto e De Mita. Per il primo bisogna ricordare che si era pronunciato per i referendum già al momento della presentazione del governo ombra del PCI e poi al Consiglio federale del PR all'inizio di gennaio. Il passaggio del PCI dalla proporzionale al maggioritario è un fatto di grande rilevanza per le possibilità di riforma del sistema politico. Questo passaggio non è affatto pacifico al suo interno dove attravera entrambi gli schieramenti. Il problema, quindi, non è quello che i comunisti si stiano impegnando nella raccolta delle firme (ma semmai, su questio piano, che abbiano ritardato a farlo). Il problema è invece un altro, è sapere quale proposta di riforma elettorale prevarrà nel PCI, perchè quella uscita per ora dalla Commissione del Comitato Centrale (che ripropone il premio di maggioranza) sembra proprio contraddire fortemente sia la svolta del PCI sia i contenuti dei referendum.

Quanto a De Mita, ha aderito ai referendum. Sarebbe ben singolare la pretesa di impedirglielo contravvenendo ogni metodo laico. Anche per lui, come per chiunque, la questione è quella che i referendum non siano utilizzati per obiettivi del tutto diversi da suoi contenuti.

La battaglia per i referendum è certamente difficile. Ma bisogna condurla fino in fondo, anche perchè - lo ripetiamo -

da una parte è improponibile difendere lo status quo, dall'altra senza i referendum prevarrebbero le peggiori controriforme partitocratiche.

 
Argomenti correlati:
stampa questo documento invia questa pagina per mail