Il ritiro della candidatura di Guido Neppi Modona al CSM è un gesto di realismo politico che potrà semplificare le cose per il completamento del consesso del Palazzo dei Marescialli nelle prossime votazioni del Parlamento in seduta comune.
E' comprensibile che Neppi Modona e il partito comunista intendano dare all'insuccesso di questa candidatura una interpretazione di comodo, ma è veramente azzardato sostenere che tale sconfitta rappresenti il rifiuto della natura istituzionale e non politica e partitica che la Costituzione ha riservato al CSM.
Se è vero che queste elezioni vengono condotte con deprecabili criteri spartitori e lottizzatori di tipo partitocratico, è anche vero che lotizzazioni e partitocrazia comportano la nascita di partiti trasversali nel Parlamento come nell'Associazione Magistrati.
Sollevando il caso Neppi Modona con la lettera che nei giorni scorsi avevo inviato a tutti i parlamentari avevo indicato in questo candidato del PCI il rappresentante del partito trasversale dell'emergenzialismo, del pentitismo e del corporativismo dei giudici, posizioni che avevo coerentemente e insistentemente sostenuto in lunghi anni di attività pubblicistica, di convegni, di dibattiti televisivi.
Neppi Modona era un candidato di partito nè più nè meno come gli altri, ma era un candidato di questo partito trasversale assai più di ogni altro.
Occorre ora che i partiti si rendano conto che il CSM non è un luogo dove collocare propri esponenti non altrimenti utilizzabili, ma un delicato organismo in cui il Parlamento deve dare l'esempio di nomine adeguate alla delicatezza dei compiti e delle situazioni.