De Mita amava propiziare le Sue iniziative politiche citando il nonno che, giocando a tressette, trovava la massima giusta per le situazioni più ingarbugliate. E così il nonno di De Mita, novello Adorno della filosofia nostrana, ci forniva quei "Minima moralia" che hanno caratterizzato l'epoca dell'ex segretaio DC.
Ora sembra essere il turno di Rocchetta che citando "il cugino", si esercita in una sorta di "Minima immoralia" di gusto piuttosto dubbio nell'intento di fornire un immaginario del nostro paese degno del peggiore qualunquismo.
Dalle dissertazioni su Garibaldi e Mazzini siamo passati ora all'accusa nei confronti dei giovani di leva mandati in Libano in quella poco edificante pagina della politica di pace del nostro governo.
I giovani sarebbero stati "impasticcati" dagli ufficiali, secondo Rocchetta ed il cugino, per reggere la prova del coraggio. Perchè la droga come l'unzione manzoniana si diffonde ad opera per "drogare".
Da quali anfratti della morale possano emergere simili fantasia non è facile capire. Scopriamo in questa Italia "maschia" pensieri come quelli del "nostro" capaci di conquistare le prime pagine dei giornali. Insomma queste sono le leghe? E' per questo che Rocchetta e i suoi hanno avuto tanti voti? Credo proprio di no. La protesta sfociata nelle leghe è sana perchè chiede conto alla partitocrazia delle sue inadempienze, della sua arroganza, del suo distacco dalla giunta. Le performances di Rocchetta di quel bisogno fan parodia.
Quando poi all'uso che vien fatto in questa circostanza della questione droga, possiamo solo dire che la legge recentemente votata al Senato almeno un merito lo ha avuto ed è stato quello di avere diffuso informazione e di aver sgombrato il campo di quell'approccio volgare e provocatorio che pretende di trattare chi assume sostanze psicoattive come reietto, come subumano. Come oggetto su cui si può scaricare ogni sorta di strumentalizzazione.
Se i soldati italiani in Libano, di fronte alla monotonia tragica imposta da una scelta poco responsabile di mandarli a far da spettatori a rischio in un teatro di tragedia, di morte, di sofferenza, si sono fatti qualche spinello, bene hanno fatto e sono convinto che la cosa non è stata gradita dai "superiori".
Emilio Vesce