Conclusa la raccolta firme per i referendum elettorali, riteniamo di dover spiegare le ragioni che ci hanno spinto a co-promuovere questa iniziativa e che possono essere così sintetizzate :
1) esistono problemi di governabilità di una moderna grande società industriale quale è la società italiana. Questi problemi non possono più a lungo essere ignorati, ed esigono una forte e coraggiosa riforma del nostro sistema politico.
Occorre dunque che la nostra democrazia che è stata fino ad oggi soprattutto una democrazia di rappresentanza, diventi presto anche una democrazia di governo sull'esempio di altri grandi stati occidentali, a cominciare da quelli anglosassoni.
2) Il sistema proporzionale ha forse avuto il merito nel dopoguerra di attenuare i rischi per la nostra democrazia derivanti dalla presenza di due forze dominanti e da un eccesso di polarizzazione dello schieramento politico e delle posizioni ideologiche nel paese. Ma oggi, dopo quasi mezzo secolo di esperienza democratica, quelle ragioni di diffidenza e di pericolo dovrebbero essere considerate del tutto scomparse. Per contro sono a tutti evidenti i difetti di cui la proporzionale è stata almeno concausa. Ricordiamo fra tutti: la spinta ad una sempre più forte frammentazione dello schieramento politico; la crescente degenerazione partitocratica della nostra democrazia con il peso ormai intollerabile di fenomeni parassitari che hanno prodotto lottizzazione delle cariche, occupazione da parte della classe politica di ogni settore della vita pubblica; corruzione diffusa; subordinazione delle istituzioni ai partiti; difficile funzionamento di complessi governi di coalizione all'interno dei quali è sempre più
diffuso il ricorso al potere di veto e di interdizione che paralizza le facoltà decisionali delle maggioranze e impedisce le capacità deliberative del parlamento.
3) Se queste considerazioni sono vere riteniamo che la soluzione debba consistere in una riforma elettorale forte, nella adozione di un sistema maggioritario, e che debbano essere invece respinti i tentativi di ridurre la frammentazione eludendo però il nodo della rifondazione democratica del sistema politico. Le clausole di sbarramento o l'obbligo di apparentamento altro non sarebbero che espedienti, volti a sancire la definitiva subalternità dei partiti "minori" nei confronti dei partiti oggi più forti.
4) Noi non diamo alcun credito alle cosiddette proiezioni che vengono fatte circolare in questi giorni per dimostrare che i referendum gioverebbero solo alla DC e al PCI. Sono proiezioni che non si basano neppure sulla situazione esistente (che purtroppo ha visto esplodere il fenomeno delle leghe, oltre a vedere crescere le forze verdi e ambientaliste) ma su una situazione passata; e che dimenticano che la riforma del sistema politico viene fatta non per mantenere gli schieramenti esistenti e le loro divisioni, ma per cambiarli cercando di provocare un fenomeno di aggregazione anzichè un fenomeno di frammentazione.
Ci limiteremo a ricordare che di fronte alla riforma elettorale della V· Repubblica si disse lo stesso, che quella riforma avrebbe favorito solo i gollisti e i comunisti, e cioè i poli estremi e più forti dello schieramento. Si è verificato esattamente il contrario. Quella riforma elettorale ha favorito le forze socialriformiste di Mitterrand e quelle liberalriformiste di Giscard d'Estaing.
5) Per questi stessi motivi noi siamo lieti di aver partecipato a un comitato promotore così variegato ed eterogeneo che ha visto incontrarsi uomini liberi di ogni settore dello schieramento, da quello democristiano a quello comunista, uniti intorno a queste riforme referendarie. Con uomini come Segni, Ciccardini, Barbera o Bordon noi siamo uniti dal desiderio convinto e sincero di realizzare riforme reali che costringano tutti i soggetti della politica attuale a cambiare, ed a cambiare davvero, nell'interesse del paese e della democrazia. Siamo invece preoccupati dei movimenti di quanti (si tratti di vertici della sinistra democristiana o del vertice del PCI), a partire dai referendum, prospettano riforme che andrebbero in direzione assai diversa, di mantenimento del bipolarismo DC-PCI e di subalternità, intorno a questi due poli, di tutti gli altri. Noi ci auguriamo che queste manovre si interrompano. Ma annunciamo fin d'ora che ci opporremo ad esse con la stessa decisione con cui ci opporremo alle false
riforme prima indicate (soglia ed apparentamenti), portate avanti dal PSI e da altri settori della DC.
Ernesto GALLI DELLA LOGGIA
Massimo SEVERO GIANNINI
Angelo PANEBIANCO
Antonio BASLINI (PLI)
Alfredo BIONDI (PLI)
Gianmarco BRENELLI (PLI)
Peppino CALDERISI (PR)
Mauro Dutto (PRI)
Gianni LANZINGER (VERDI)
Giovanni NEGRI (PSDI)
Massimo NICOLAZZI (PSDI)
Beatrice RANGONI MACCHIAVELLI (PLI)
Giancarlo SALVOLDI (VERDI)
Gianfranco SPADACCIA (PR)
Lorenzo STRIK LIEVERS (PR)
Massimo TEODORI (PR)
Bruno ZEVI (PR)