"L'annuncio di fine luglio a Nuova Delhi appare come un esplosivo combinato-disposto, nel quale si sommano l'estinzione di una delle più alte istituzioni religiose dell'umanità e la rinuncia al disegno di indipendenza del Tibet. Ma più che un atto di rinuncia è una straordinaria iniziativa nonviolenta internazionale". Così Giovanni Negri - coordinatore dell'Intergruppo parlamentare per il Tibet - commenta l'annuncio del XIV Dalai Lama, che ha dichiarato nella Capitale indiana la propria volontà di essere l'ultimo Dalai Lama nella storia del Tibet e dell'umanità.
In un articolo che sarà pubblicato domani da Il Giornale d'Italia, Negri afferma: "Il passo del Dalai Lama ha due interlocutori. Da un lato il Nord del mondo, i cui grandi leader Bush e Gorbaciov si misurano con il fondamentalismo religioso (islamico e non), dentro e fuori casa, e si debbono rendere conto di quale grande ruolo il buddhismo giochi per la pace e la distensione in Asia. L'autoeliminazione di uno dei più alti simboli del buddhismo, che non a caso si va sempre più diffondendo in Occidente, non sarebbe tollerato da milioni di coscienze che aderiscono ad una filosofia/religione priva di dogmi e di falsi furori ma non per questo ininfluente. Dall'altro, l'annuncio del Dalai Lama investe Deng Siao Ping, che vede crescere la democrazia ai propri confini in Nepal e Mongolia, nonché una miriade di spinte nazionaliste all'interno dell'Impero cinese, che già determinano tensioni gravi quanto quelle che lacerano l'URSS. Il Dalai Lama offre a Pechino la riapertura delle trattative sulla questione tibetan
a, rinunciando al potere temporale e sulla base di una soluzione straordinariamente moderna quale quella di un rapporto federalista fra un Tibet autonomo ed una nuova Cina.
Come tutti gli uomini autenticamente forti - conclude Giovanni Negri - il Dalai Lama non esita a giocare tutto se stesso e a mostrare la propria fragilità. Lui e il suo popolo hanno bisogno di aiuto e per quanto possibile non esiteremo a darglielo. A questo proposito entro settembre verrà definitivamente assunta una decisione circa la richiesta - emersa nella recente consultazione internazionale di Londra - di costituire proprio a Roma un ufficio internazionale per il Tibet, con funzioni di coordinamento delle iniziative nei Parlamenti d'Europa per la libertà dei diritti umani sul Tetto del Mondo.