Paolo Pietrosanti -Consigliere Federale del Partito Radicale e tra i fondatori e animatori del Coordinamento Non Uccidere (la coalizione contro la pena di morte che raccoglie oltre 100 tra partiti, sindacati e associazioni)- ha oggi rilasciato la seguente dichiarazione:
»La delegazione italiana al Congresso delle Nazioni Unite Contro la Criminalita' -che e' in corso all'Avana- ha proposto ieri sera una moratoria triennale della pena di morte in tutti i paesi del mondo, che possa permettere anche, nel corso della moratoria medesima, di considerare la soppressione definitiva della pena capitale. E' la prima volta -a quanto e' dato sapere- che il Governo italiano adempie all'impegno che il Parlamento gli aveva affidato (con il consenso esplicito dello stesso Esecutivo) oltre un anno fa, all'inizio dell'agosto 1989, quando la Camera aveva approvato alcune Risoluzioni e Mozioni che prevedevano la totale espulsione della sanzione capitale dall'ordinamento italiano e affidavano al Governo il compito di intraprendere una vera e propria offensiva politico-diplomatica per una moratoria di tre anni delle esecuzioni, tre anni che dovrebbero consentire l'apertura di un grande dibattito mondiale che porti alla abrogazione ovunque della lugubre sanzione.
L'iniziativa assunta all'Avana e' in se' importante, ma sembra essere un modesto alibi a copertura dell'inadempienza dell'Esecutivo, che invece avrebbe dovuto e dovrebbe agire in ben altro modo e con ben altra energia per l'attuazione di deliberazioni parlamentari che hanno costituito il risultato di grandi mobilitazioni civili, quali quelle promosse da Amnesty Italiana e da Non Uccidere, la grande coalizione che raccolse due milioni di firme per la salvezza di Paula Cooper e per l'abolizione della pena di morte.
La campagna intrapresa da Amnesty Italiana e da Non Uccidere per l'attuazione di quelle decisioni della Camera ha prodotto, in un anno, soltanto la proposta dell'Avana? Sembra di si'. In attesa di improbabili smentite, occorrera' riprendere il lavoro, e con maggior lena; in primo luogo per ottenere che la verifica dell'operato del Governo avvenga, presto, in Parlamento.