Roma, 22 settembre. Sull'omicidio di Rosario Livatino e sulle reazioni politiche Sergio D'Elia, detenuto, ex Prima LInea, oggi consigliere federale del P.R., ha dichiarato: "Il governo e la stampa che montano da alcuni giorni l'emergenza criminalità, con una attenzione particolare alla Sicilia ("come mai ancora non si spara?"); la "mafia" che puntualmente uccide e conferma, e chiama il governo e la stampa all'urgenza di leggi d'emergenza e schieramenti di unità nazionale: abbiamo già visto tutto questo, tali dimostrazioni di inflessibilità che non ci hanno messi al riparo, anzi ne hanni chiamati altri, di assassinii ed ulteriori conferme per lo stato di emergenza.
La morte del Magistrato Rosario Livatino non viene usata ora, soltanto per compiere attentati allo stato di diritto, l'introduzione, ad esempio, nella procedura penale della presunzione di colpevolezza. Si annunciano anche vere e proprie vendette trasversali: non riuscendo a colpire i grandi criminali, vale a dire quelli che non hanno preso e non prenderanno mai, dai quali Rosario Livatino non è stato difeso, il governo si appresta a colpire i più deboli, i più incolpevoli, i detenuti, quelli che sono a disposizione, nelle carceri, per i quali si prepara il ritorno alla presunzione legale, automatica di pericolosità sociale che era stata abolita dalla legge Gozzini. Se si tratta di questo, di una finta fermezza contro i grandi criminali, e perciò di vere e proprie vendette trasversali ai danni dei detenuti, lo vedremo nei prossimi giorni quando sapremo che fine farà, per esempio, la legge sull'indulto in discussione alla Camera".