La notizia, questa mattina, della MTI, dell'arresto all'aeroporto di Ferihegy, una settimana fa di un cittadino yugoslavo con una carica di eroina di un valore di 12 milioni è l'ultima dimostrazione - se ce n'era ancora bisogno - dell'ormai massiccia penetrazione della droga in Ungheria.
Se si pensa che in genere meno del 5% della droga viene intercettata dalla dogana e dalla polizia nei paesi "addestrati" per questo tipo di lavoro, si puo' ormai essere sicuri che la quantità di droga che entra e che viene poi distribuita e consumata in Ungheria sia davvero enorme.
A parte qualche iniziativa del Ministero degli Interni per addattare le forse ungheresi di polizia e di dogana al lavoro di intercettazione (che come abbiamo detto è sempre, molto, molto relativo) non esiste a nostra conoscenza nessuna iniziativa né del Parlamento né del governo per affrontare fin quando si è ancora in tempo un fenomeno altrimenti destinato a crescere in modo esponenziale.
Il Partito radicale tenta ormai da mesi di attirare l'attenzione della stampa, dei cittadini e delle forze politiche sui gravissimi rischi - vista anche la difficilissima situazione economica e sociale del Paese - che comporta l'affrontare tal fenomeno con le armi del proibizionismo.
Solo invece una politica risolutamente antiproibizionista sarebbe capace, annientando alle radici le ragioni di questa così redditizia attività, di impedire la catastrofe.
Solo una regolamentazione delle droghe potrebbe impedire che la droga divenga LO strumento per fare soldi (tanti) facili e rapidissimi.
Solo una regolamentazione potrebbe impedire che i giovani, i disoccupati siano costretti alla delinquenza.
Solo una regolamentazione potrebbe impedire che con la droga libera - come oggi è - si moltiplichino overdose, si diffondino malattie, prima tra le quali l'Aids.
A quando un pensierino del governo e del parlamento su questo tema?