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Agora' Agora - 11 ottobre 1990
RIFORMA CARCERARIA: IL TESTO DELLA LETTERA CHE IL CONSIGLIERE REGIONALE ANTIPROIBIZIONISTA DEL PIEMONTE, ENZO CUCCO, HA INVIATO AL DIRETTORE GENERALE DEGLI ISTITUTI DI PREVENZIONE E PENA NICOLO' AMATO ED AL DIRETTORE DELLA CASA CIRCONDARIALE DI TORINO, GIUSEPPE SURACI.

Torino, 11 ottobre 1990

Egregio Direttore generale,

le scrivo per esternarle la mia preoccupazione e quella del mio gruppo politico in merito al futuro del processo di innovazione che all'interno degli Istituti di Pena italiani è partito con la riforma carceraria. Ho sotto gli occhi la situazione carceraria piemontese e torinese in particolare, dove gli sforzi di tutti, in particolare della direzione, di alcune forze politiche e del personale, sono stati molto grandi, ed hanno prodotto risultati apprezzabili e positivi.

D'altra parte l'applicazione della nuova legge sulle tossicodipendenze, il grave rischio AIDS, la spinta sempre più forte di alcune forze politiche che credono di poter scaricare le responsabilità di quanto non funziona nell'amministrazione e nell'efficacia della giustizia italiana, sul carcere e sulla riforma in atto, provocano situazioni di attrito, a volte di vero e proprio blocco, delle iniziative che pur ancora necessitano nelle carceri italiane. La recentissima presa di posizione del Presidente della Corte Costituzionale rischia di accelerare il processo di involuzione in atto.

Qui a Torino, in particolare, l'attenzione dei mass media ha portato alla luce alcune situazioni all'interno del carcere, peraltro ben conosciute a chi nel carcere vive e lavora. Mi riferisco alla circolazione di droghe pesanti; alle oggettive difficoltà di condizioni di vita delle persone sieropositive e in AIDS conclamato; la lentezza, la durezza, spesso l'incomprensione da parte dei Giudici di Sorveglianza, in merito all'applicazione della legge sulle misure detentive alternative. La pressoché totale assenza di alternative alla malavita per chi dal carcere esce; la latitanza delle strutture pubbliche che, insieme al carcere, possono intervenire. Tutto questo ha ridato voce a quelle forze che tendono a svuotare dei contenuti innovativi la riforma carceraria e smorzare quelle attività innovative che con mille difficoltà si riescono ad intraprendere.

Le restrizioni a carico della libertà vigilata di Susanna Ronconi e Sergio Segio - per esempio - possono essere interpretate anche in questa prospettiva, anche perché appaiono prive di qualsiasi altra giustificazione razionale.

Da parte loro le Istituzioni pubbliche che dovrebbero contribuire in modo sostanziale a questo processo, trovano facile alibi nella nuova atmosfera creatasi per giustificare la loro inattività.

Quello che le chiediamo è innanzitutto di fornire dati certi sull'applicazione della Legge Gozzini e sulla situazione carceraria in generale. Spesso molte prese di posizione hanno facile presa sull'opinione pubblica che non sa cosa ha significato la riforma e cosa hanno prodotto realmente le nuove norme.

In secondo luogo le chiediamo di continuare a sostenere fattivamente tutti quegli esperimenti di innovazione e di apertura che sono in atto o che vorrebbero nascere. Un cambiamento di posizione da parte della Direzione generale, anche solo una frenata del processo che con tante difficoltà è stato messo in atto, potrebbe avere conseguenze gravissime.

Nei prossimi giorni la Presidenza della Giunta Regionale e del Consiglio Regionale del Piemonte effettueranno una visita al carcere delle Vallette - in seguito ad una mia proposta - per esaminare la situazione e discutere con la direzione le iniziative più urgenti da assumere. Sono certo che la situazione attuale potrebbe drasticamente migliorare se tutte le Istituzioni "di fuori" si assumono l'onere e la fatica di cercare soluzioni innovative e concrete ai tanti problemi che il carcere, da solo, non può né affrontare né risolvere.

Con stima e cordialità,

Enzo Cucco

 
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