Praga, 24 ottobre 1990. Sul numero ieri in edicola di "Lidova Democracie", quotidiano del Partito Popolare cecoslovacco, è comparso un lungo articolo relativo all'assemblea dei radicali residenti e operanti in Cecoslovacchia che ha avuto luogo a Praga sabato scorso. L'articolo è costruito integralmente con la classica e sperimentata tecnica della commistione tra fatti e opinioni, quella del travestimento da cronaca di pure opinioni.
All'articolo in questione i radicali Paolo Pietrosanti e Richard Stockar hanno oggi risposto con la seguente lettera al Direttore del quotidiano:
»Gentile Direttore,
esiste una caratteristica -la principale e più importante- del buon giornalismo, del trasmettere correttamente informazione al lettore: si tratta del separare i fatti dalle opinioni di chi li riferisce. Ciò che la grande tradizione del giornalismo anglosassone insegna a tutti noi è che il lettore ha il diritto di sapere e vedere ciò che è informazione, ciò che è fatto, e ciò che è opinione di chi scrive.
Crediamo che l'articolo "Con i Radicali in Europa?", pubblicato da "Lidova Democracie" del 23 ottobre, costituisca un'esempio di un modo del tutto diverso di fare giornalismo, basato sul mescolare fatti con opinioni, sul tentativo di trasmettere opinioni travestendole da fatti.
Il giornalista che ha scritto l'articolo ha assistito alla nostra assemblea per tutta la sua durata, e vi ha anche partecipato, giacché vi ha chiesto e preso la parola; ed egli ha avuto a disposizione ogni informazione di cui aveva bisogno. Ma sfortunatamente non ha capito quasi nulla del nostro Partito (è meglio pensare che egli non sia stato in grado di capire piuttosto che pensare che egli abbia capito ma abbia deciso di modificare la realtà...).
Bene, gentile Direttore, per darle qualche esempio.
Il Suo giornalista ha scritto che noi siamo contro le istituzioni e le leggi. Ma chi ci conosca appena sa benissimo che secondo noi -e in base alla nostra pratica politica- l'unica strada per conseguire e assicurare democrazia e libertà è quella istituzionale e della conquista di leggi; chi ci conosce appena sa benissimo che noi crediamo che democrazia, libertà, diritto, diritto sono questione di leggi e istituzioni, e senza di esse non esistono.
A proposito della nostra proposta di legalizzare le droghe (che è esattamente la proposta di Milton Friedman, di george Shultz, dell'"Economist"...) il Suo giornalista ha scritto che noi consideriamo l'eroina e la cocaina sullo stesso piano del the o del caffè, mentre non è vero affatto: proponiamo di percorrere l'unica strada in grado togliere dalle mani della mafia questo straordinario e tragico affare, in favore della vita di milioni di essere umani.
E il Suo giornalista non ha scritto, per esempio, cosa significhi il nostro avere il volto di Gandhi come simbolo del nostro Partito.
Il Suo giornalista non ha scritto che la nostra tolleranza integrale ha permesso ad un gruppo di sostenitori dell'abolizione del diritto all'aborto di parlare numerose volte dalla tribuna della nostra assemblea e di avere un dibattito franco e aperto con noi.
Crediamo che giornalismo significhi informazione, e non propaganda; e siamo certi che questa sia anche la Sua opinione. E' per questo che le chiediamo di consentirci un consiglio: controlli di più e meglio gli articoli dei Suoi giornalisti prima di mandarli in stampa.
Con i migliori saluti e auguri.