I canadesi liberano il peschereccio spagnoloIl Corriere della Sera, 16 marzo 1995
Madrid - E' costato cinquecentomila dollari canadesi, circa seicento milioni di lire, disinnescare la guerra della sogliola tra il Canada e la Spagna, appoggiata dall'Unione europea, che rischiava di degenerare in uno scontro muro contro muro dalle conseguenze imprevedibili. Tanto infatti ha pagato l'armatore del peschereccio spagnolo "Estai" per ottenere dal tribunale canadese di St.John il rilascio dietro cauzione della barca, dell'equipaggio e del pescato.
La notizia del rilascio dell'"Estai" è stata accolta dalle autorità comunitarie come una "prima vittoria". "Adesso sono pronta ad intavolare discussioni informali con le autorità di Ottawa in vista della riunione della Organizzazione per la pesca del Nord Atlantico, che si terrà dal 22 marzo a Bruxelles", ha dichiarato Emma Bonino, commissario europeo alla pesca. Dopo il sequestro del peschereccio - fermato a raffiche di mitragliatrice la settimana scorsa al largo di Terranova, in acque internazionali, da parte delle motovedette canadesi - l'Unione europea aveva congelato i rapporti con il Canada esigendo la liberazione "incondizionata" della nave e dell'equipaggio.
Il rilascio rappresenta un notevole successo diplomatico, considerato il modo in cui la vertenza continuava a inasprirsi. Il Canada rifiutava di cedere. L'intervento della UE non ne aveva modificato la posizione, salvo che per il rimpatrio dell'equipaggio, e le dure parole del premier spagnolo Felipe Gonzalez erano rimaste inascoltate. Due Paesi dello stesso blocco coinvolti in una delle contese che di solito contrappongono gli occidentali alla Libia di Gheddafi o a Stati del terzo mondo. E coinvolti addirittura con pericolo di ricorso alle armi. Nelle ultime ore le barche spagnole, che erano in quel tratto di mare al momento dello scontro, avevano gettato di nuovo le reti. Ottawa aveva giudicato la ripresa della pesca una sfida, ordinando alle sue vedette di tornare a pattugliare la zona. Al largo di Terranova stava però per arrivare anche la nave da guerra inviata da Madrid con il compito di proteggere i pescherecci. Il ministro degli esteri Javier Solana aveva ribadito la consegna: "Attuare ogni misura ne
cessaria alla difesa". Il che, trattandosi di un mezzo militare, non escludeva il ricorso estremo alle cannonate.
In Spagna l'intransigenza canadesi stava provocando reazioni sempre più arrabbiate. Nel porto di Vigo c'è stata una manifestazione mentre il parlamento ha dedicato alla questione la seduta di ieri. Confermata la condanna del sequestro, "azione illegale e violenta", le Cortes avevano chiesto una rappresaglia di adeguato vigore. La prima decisione poteva comportare il ripristino del visto d'ingresso per i canadesi, abolito da moltissimi anni. La seconda condurre perfino all'interruzione delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi.
Il cuore della controversia riguardava ovviamente l'area di pesca. Secondo gli spagnoli e le fonti comunitarie, l'"Estai" andava a cercare sogliole vicino alle acque territoriali canadesi ma in un puto in cui le acque sono ancora internazionali, zona quindi libera dove peraltro calano abitualmente le reti barche russe, polacche, cubane, danesi, norvegesi, islandesi, giapponesi e della Corea del Sud. Il Canada sosteneva lo sconfinamento e la violazione dei trattati di limitazione che interessano quella parte dell'Atlantico, senza portare prove.
Tutto ciò che il governo di Ottawa aveva concesso dopo l'abbordaggio e il trasferimento sotto scorta nel porto di Saint John era stato il rilascio dell'equipaggio. I pescatori dell'"Estai" sono ora in viaggio per il ritorno in patria e anche il comandante, che in un primo tempo sembrava dovesse essere trattenuto fino al processo, è stato alla fine autorizzato a partire. Il giudizio si celebrerà tra più di un mese, il 20 aprile. [E.Bo.]