Budapest, 5 novembre 1990. Al termine di un'intervista al Kurier, Doru Braia, cittadino rumeno a cui č stato recentemente impedito di entrare in Romania, il suo Paese, ed Emil Iovanescu, cittadino rumeno residente a Budapest, fautore ostinato del dialogo tra Romania e Ungheria, membro del Partito radicale transnazionale, hanno constatato che l'automobile era aperta e che diverse cose (tra cui il passaporto di Emil Iovanescu, un registratore portatile, dei quaderni e un'agenda) erano sparite. Ovviamente smarriti per un tale evento i due interessati non hanno pero' pensato ad altro che ad una loro imperdonabile inavvertenza: "abbiamo dimenticato di chiudere le portiere della macchina". Braia e Iovanescu si sono quindi recati alla questura della Capitale (Deak Tér) per denunciare il furto.
Un evento successivo ha fatto sorgere loro qualche dubbio. Uscendo dalla sede del Partito radicale, sabato sera, hanno trovato l'automobile di nuovo aperta. Questa volta sia Braia, sia Iovanescu, sia una terza persona che li accompagnava, erano sicuri di aver chiuso l'auto qualche ore prima. Per di piu' all'interno c'era uno strano odore di bruciato. Abbastanza per pensare ai servizi rumeni?
Ci risponde Emil Iovanescu:
"La risposta puo' essere affermativa se pensiamo che il 2 aprile scorso, quando i servizi segreti rumeni espulsero Doru Braia dalla Romania si sono anche tenuti una copia delle chiavi della sua automobile... ".
L'affare Braia, un affare che si tinge sempre piu' di giallo...