Al Ministro di Grazia e Giustizia
Al Ministro degli Interni
premesso che:
- al maxiprocesso alle cosche del cosiddetto "triangolo della morte" che si svolge presso l'aula bunker del carcere di Bicocca a Catania si sono verificati numerosi "colpi di scena", come la ritrattazione degli imputati pentiti Giuseppe Alleruzzo e Giuseppe Pellegriti;
- in seguito alla ritrattazione di Giuseppe Pellegriti il suo difensore è intervenuto - nel corso del dibattimento - con pressanti domande per spingere l'imputato stesso a confessare che la ritrattazione era dovuta a minacce e a pressioni di varia natura, familiari e no;
- l'imputato ha dichiarato che i due P.M. nelle giornate del 14 e 16 novembre u.s. lo hanno incontrato in carcere, e che hanno insistito affinchè egli recedesse dalla sua intenzione di ritrattare;
i sottoscritti chiedono di sapere se il sig. Pellegriti abbia avuto effettivamente questo incontro avente per oggetto la sua ritrattazione, e - nel caso questa visita sia confermata - qual è il pensiero del governo sulla legittimità del comportamento dei P.M.;
- se risulti dai registri d'ingresso al carcere che altri magistrati di altri processi, abbiano avuto rapporti con l'imputato Pellegriti, e in modo particolare se risulti che sia avvenuto un incontro fra il sig. Pellegriti e il giudice Mancuso di Bologna;
- se risulti che il sig. Pellegriti abbia ricevuto visita da parte dell'alto commissario, prefetto Sica.
Gli interroganti chiedono inoltre di sapere - premesso che l'onorario dell'avvocato del sig. Pellegriti pare sia stato pagato dall'Alto Commissario, e che altre somme di denaro siano state consegnate alla famiglia - se queste affermazioni corrispondano a verità, e se del caso, se il denaro all'avvocato difensore sia stato consegnato direttamente dal Pellegriti ovvero da persone facenti riferimento alla struttura dell'Alto Commissario.
Gli interroganti chiedono infine di sapere - in relazione anche alle nuove misure premiali che il Governo ha predisposto per i pentiti (che potrebbero produrre la nascita di nuovi pentiti, pronti poi a pentirsi in seguito a delusioni causate da promesse non mantenute, apettative mancate oppure, semplicemente, in relazione a proprie strategie) se si ritenga questa via ancora efficace per la giustizia, o se non si convenga invece che l'affidarsi a comportamenti e atteggiamenti contraddittori - se non addirittura ricattatori, e spesso influenzati o motivati dal desiderio di "accondiscendere" o "convenire" con la verità che si suppone il magistrato o gli organi inquirenti vogliano sentirsi confermare - non provochi in realtà discredito per la giustizia e l'allontanamento di quelle verità processuali essenziali che possono essere meglio raggiunte in seguito all'attività di indagine e investigativa autonoma delle forze di polizia.
Franco Corleone, Marco Boato, Lorenzo Strik Lievers, Domenico Modugno.