Dunque Caria mi definisce folle, e forse amerebbe veder curare il mio dissenso in qualche ex ospedale psichiatrico sovietico. Ma se col termine follia intende anche invenzione, confermo quel che ho dichiarato: Cariglia e Vizzini, gestori del PSDI, rischiano di avere poca credibilità nei loro rituali appelli al "senso dello Stato", nel momento in cui dal bilancio al tesseramento del partito c'è un pozzo scuro.

E rischiano di non averne nessuna se il gruppo PSDI alla Camera continua ad essere presieduto da una persona che per mesi si è deliberatamente sottratta alla ricerca delle forze dell'ordine.

Ribadisco che il Caria che mi dà del folle è lo stesso Caria che, in passato per evitare problemi giudiziari non esitò ad imboccare la strada della latitanza. Questo è il suo senso dello stato.

E se insiste a darmi del folle non escludo di ricorrere al giurì d'onore o al Tribunale. Oltre che al prossimo congresso del partito, non temo alcun confronto anche in altre sedi.

Per il resto questo è solo un presidente-latitante tanto ieri sul piano giudiziario quanto oggi su quello politico. Anche gli epiteti di "follia" che mi scarica addosso dimostrano quanto alla cultura e alla tolleranza del socialismo democratico è andata sostituendosi la protervia tipica di chi non crede a nulla, se non al proprio perpetuarsi come mandarino della partitocrazia, membro a pieno titolo di una nomenklatura che occupa da troppi anni lo Stato.