"La polemica, la rottura fra Giovanni Negri e il PSDI non possono in alcun modo concernere il Partito Radicale in quanto tale, organizzazione transnazionale e transpartitica della quale fanno parte, (e, mi auguro) faranno parte numerosi e importanti compagni e amici del PSDI.
Quale Presidente del Consiglio Federale del PR sento il dovere di precisare, una volta di più, che la "transpartiticità" del nostro partito non ha nulla a che vedere con la "disseminazione" dei "radicali storici" in altri partiti nazionali, italiani o no.
Se Giovanni Negri, ad esempio, ha compiuto a suo tempo la scelta del PSDI, coraggiosissima, contro-corrente, generosa ed intelligente, non era certo per fare "entrismo" da Quarta Internazionale, ma per secondare la difesa e la ripresa politica, riformatrice e riformata, di una forza politica storica della democrazia e della partitocrazia italiana, di fronte ad un tentativo violento e intollerante di liquidarla.
Ma quel che oggi ci impegna è il tentativo di far comprendere meglio ed in modo diffuso, oltre che urgente al ceto dirigente e politico, in primo luogo italiano, che il PR costituisce il quadro entro il quale storie, itinerari ("altri" rispetto a quello "radicale-storico") nel totale rispetto della propria identità e immagine, si associano per dar vita ad un "supplemento" di politica, di riforma, di progetto, essenziale alla vita civile del mondo di oggi, a Mosca come Washington, a Bruxelles come a Pretoria, a Gerusalemme come a Bagdad, a Roma o a Parigi. Il III Congresso "italiano" del PR, se sarà convocato, come speriamo, a fine gennaio, mostrerà quanto questo progetto stia divenendo realtà e quanto straordinario, quanto grande anche rispetto al passato radicale, che tutti dicono glorioso, esso sia.