UNA PROPOSTA
I) Dopo la grande prova di forza, di unità, di determinazione e di schiacciante supremazia anche militare fornita dalle forze alleate di 28 nazioni, nel quadro di legittimità stabilito dall'ONU, si può (e quindi si dovrebbe), ora, tornare - immediatamente e unilateralmente, per un periodo prestabilito di alcune settimane, alla politica dell'embargo e delle sanzioni.
Occorre preservare il massimo di vite umane, di speranza e non di disperazione, innanzitutto delle popolazioni irakene, curde, kuwaitiane, che sono le prime e maggiori vittime della feroce dittatura del Baath e di Saddam Hussein.
Occorre tornare a proporre ed imporre il rispetto dei deliberati dell'ONU, senza condizioni, nel modo più completo, nei termini più brevi, assicurando finalmente l'uso dell'arma della verità, dell'informazione, della democrazia e della tolleranza, quali armi al servizio della pace e dei diritti delle persone e dei popoli, in primis quelli irakeni e quelli arabi in generale.
2) Il Partito Radicale, in quanto tale, si è limitato ad assumere, con l'intervento del suo Primo Segretario alla Camera, e ogni sua dichiarazione responsabile, due punti di riferimento:
A) in ognuna delle due posizioni manifestatesi in Parlamento e nel dibattito nel paese può esser riscontrata una piena coerenza nonviolenta: sia nel "sì", successivo all'inizio delle ostilità militari che i radicali avevano in grande maggioranza ritenute non necessarie e non opportune anche ai fini dell'attuazione delle delibere dell'ONU, sia del "no". Membri del Partito Radicale e del suo Consiglio Federale hanno operato con la convinzione che l'una o l'altra decisione fosse opportuna e necessaria. S'intende la decisione di non opporsi alla piena partecipazione italiana alle azioni militari già iniziate, di non organizzar boicottaggio contro questa partecipazione (o, al contrario, di combatterla).
B) In ogni caso ci si trova di fronte ad un confronto politico, e non etico o morale, come da alcune parti con sempre maggior intolleranza e violenza si pretende. Non vi sono "due Italie" a confronto, non vi sono da una parte forze di pace e dall'altra "cinismo bellicista" come autorevolissimi esponenti del futuro PDS vanno gridando, dando la sensazione che fra "pacifismo" in occasione della guerra di Corea e l'attuale vi sia assoluta continuità.
3) CONGRESSI ABRUZZESI DEL PCI: a) E' pervenuto l'invito per porgere un saluto al Congresso provinciale di Teramo, ma all'ultimo momento è stato opposto un impedimento all'effettuazione dell'intervento a causa di modifiche del calendario congressuale, visto che si è preferito svolgere un'inutile manifestazione, piuttosto che favorire il manifestarsi del dibattito interno; b) Per il congresso provinciale di L'Aquila non è pervenuto alcun invito, non si può ritenere che questa sia stata una casuale dimenticanza, soprattutto allorquando il passato annovera l'esperienza della Genziana (di cui 2 consiglieri sono iscritti al Partito Radicale) che, evidentemente il PCI-PDS ritiene conclusa, ma su questa questione il punto fermo verrà articolato in un futuro comizio.