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Agora' Agora - 24 gennaio 1991
RISPOSTA DI SERGIO D'ELIA A FRANCO BERARDI (Manifesto e Carlino, 24 gennaio 1990)

Caro Franco,

mentre dichiari la tua estraneità al Partito radicale e comunichi di voler restituire la tessera, voglio farti presente che quel che intendi fare è tecnicamente impossibile in un partito che vive di anno in anno e rivive ogni volta, all'atto dell'iscrizione, che dura un anno. Ebbene, tu sei stato iscritto al Pr per il '90 e non risulti iscritto per il '91 che è l'anno del misfatto che ci imputi e per il quale tu avresti dovuto essere iscritto per poter poi proporre il gesto clamoroso della tua dissociazione.

Nel merito politico, ti voglio informare che il Partito radicale ha espresso la sua posizione sulla crisi del Golfo in una proposta di mozione, che non abbiamo avuto la forza di far adottare dai parlamenti nazionali e che, presentata soltanto al parlamento italiano dal Gruppo federalista Europeo della Camera è stata, nel dispositivo, accolta come raccomandazione dal governo.

In essa, auspicavamo, come risposta alla guerra scatenata da Saddam Hussein il 2 agosto, una offensiva di informazione dell'opinione pubblica irakena e araba, di denuncia dei crimini passati, presenti o in preparazione del regime di Bagdad; una grande offensiva di informazione che desse la parola anche alle vittime e alle forze del dissenso irakeno; una offensiva da attuare con la massima energia per il tempo più opportuno ed adeguato, prima di passare all'eventuale uso delle armi militari. Al fine di liberare le risorse necessarie a finanziare la campagna nonviolenta proponevamo anche il parziale ritiro delle forze già schierate. In questo contesto proponevamo inoltre una massiccia offerta di medicinali, di alimentazione per i bambini, di assistenza e di una consistente, mirata interruzione del blocco in settori non strategici per il governo irakeno.

Il Partito radicale non ha avuto, non ha la forza di far valere la propria posizione - che vale ancora oggi - e non l'avrà finchè l'informazione dominante o carente si abbatterà sul partito radicale come si è abbattuta su di te. La scadenza dell'ultimatum dell'Onu e le iniziative militari alleate hanno (forse, definitivamente) spiazzato questa strategia nonviolenta e, allora, quanto è accaduto dopo appartiene tutto alla responsabilità e alla nobiltà della politica. Chiunque obietti che no, che ci troviamo di fronte ad una scelta etica, morale, compie un atto intollerabile di intolleranza, di faziosità, di violenza.

In qualsiasi momento, ed ogni momento è diverso dall'altro, la politica, l'arte del possibile o, meglio, del fattibile, è al servizio del governo di una data situazione, opera per conseguire l'obiettivo del bene maggiore ovvero del male minore che deve poter essere assicurato alla gente.

Alla fiera delle banalità, tutti hanno ragione. Alla prova del governo, una maggioranza di ragioni e di diritti (non necessariamente coincide con il governo) va preferita sempre ad una minoranza di ragioni e di diritti. Si tratta appunto di scelte di opportunità e responsabilità politica, di moralità e creatività politica.

In ogni caso, e vale per la forma e per la sostanza, tu devi sapere che il Partito radicale non ha appoggiato in parlamento la partecipazione italiana all'azione militare nel Golfo; nemmeno poteva farlo, non avendo il partito radicale, in quanto tale, alcuna rappresentanza parlamentare.

Se vuoi, puoi riferirti al comportamento dei deputati del Gruppo federalista europeo e dei senatori del Gruppo federalista europeo ecologista, quasi tutti eletti nelle liste del Partito radicale, che hanno votato nel modo seguente.

I deputati Bonino, Stanzani, Zevi, Calderisi, Cicciomessere, Negri hanno votato SI; Mellini si è astenuto; Tessari è uscito dall'aula al momento del voto motivando politicamente la sua scelta; Staller ha votato SI ma si è sbagliata perchè voleva votare NO; Azzolina non era presente in aula. I senatori Corleone, Modugno e Boato hanno votato NO, mentre Strik-Lievers si è astenuto.

Devi poi considerare gli altri eletti nelle liste radicali, Andreani, Viviani e d'Amato, i quali hanno votato NO.

Infine, non dimenticare i deputati Bordon, Lanzinger e Mattioli, iscritti al Partito radicale, che hanno votato NO.

Come vedi, molto variegato è risultato il voto parlamentare radicale, ma altrettanto diverse sono le posizioni espresse dagli iscritti. Sergio Stanzani, che non ha parlato nella veste di primo segretario del Partito radicale, nella sua dichiarazione di voto a Montecitorio, ha rivendicato tutti i voti dei radicali, diversi ma tutti quanti profondi e responsabili, come uguale patrimonio e testimonianza dei nostri ideali e della nostra capacità di essere costruttori di pace, di diritto.

Roma, 24 gennaio 1991 Sergio D'Elia

Consigliere Federale del P.R.

 
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