Il Presidente della Repubblica ha così trasferito il Ministro dimissionario di Giustizia vassalli, dal Governo alla Corte Costituzionale, convinto e zelante esecutore della necessità di organigramma partitocratico, ad occupazione anticostituzionale dello Stato di Diritto, sempre più detestato estinto italiano.
Molto opportunamente la notizia segue un'altra: quella delle cosiddette motivazioni giuridiche con cui la Corte Costituzionale, sempre con rispetto parlando, ha scippato i referendum (costituzionalmente ineccepibili) democratici di Riforma dei sistemi elettorali del Senato e degli Enti Locali. Senza nemmeno più pudore, e nemmeno pudicizia, l'eletta accolta di giuristi di regime hanno decretato il loro scippo, non per incostituzionalità, ma per inadeguata chiarezza, presunta e sempre possibile per coloro che siano minus habentes d'intelletto e di vista. Che nostalgia dei giuristi attorno ad Alfredo Rocco!
Se un giorno, in Italia, vigerà la legge, la Costituzione, la decenza, occorrerà pure che tutti costoro siano sottoposti a regolare processo, come accadde solamente in parte e per i pesci piccoli dell'acquario mussoliano, per tradimento della Costituzione, della Repubblica, associati per delinquere contro quel che invece dovrebbero garantire e tutelare. Intanto, se loro signori vogliono, possono sempre far giudicare, condannare chi li denuncia. Non dovrebbe mancare una Corte, anche locale, che garantisca la bisogna.
Vale appena la pena di aggiungere che, con questa motivazione, la Corte, con rispetto parlando, realizza anche uno straripamento di poteri, essendo la Cassazione competente e non costoro.