Se fossi ancora parlamentare italiano vorrei interrogare il Ministro competente per sapere cosa pensi dell'ultima fatica (per gli ascoltatori) di Sergio Zavoli, o dell'ultimo monumento a se stesso del noto collega, detto "forbici d'oro", cui una classe "dirigente" priva di decoro accetta di fare da carta d'appoggio, o da corte, né più e né meno che con i vari "Biberon" o surrogati.
Poiché dal servizio pubblico, con intenti "pedagogici" (sic!), Zavoli celebra le sue messe pontificali, vorrei sapere dal Ministro quale insegnamento ed esempio si possa trarre da una emissione (quella della notte scorsa) in cui si è parlato di tutto il mondo, della morale, della politica, del futuro, in ambiente abilissimamente lottizzatissimo, con l'assoluta esclusione di qualsiasi presenza di donne.
Raramente ci si è trovati dinanzi ad una iniziativa nella quale l'eleganza è volgarità, la supponenza è arroganza, l'obiettività è manipolazione, la tolleranza è invece un coktail di fariseismo, filisteismo, di di faziosità. Spiace che per ingenuità cadano nella rete persone come Veca, e occorre dar atto a Manca e Cuperlo d'essersi ben resi conto che il solo senso possibile di una partecipazione agli spettacoli zavoliani sia quello di una occasione di lotta (nel caso in cui si abbia, però, come loro, la garanzia che le "forbici d'oro" non macellino tutto).
Sono interessato anche alle eventuali reazioni delle "donne" istituzionalmente deputate, e autodeputate, a rappresentare gli interessi e la dignità della persona al femminile.