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Agora' Agora - 11 maggio 1991
RAPPORTO SULLA INIZIATIVA POLITICA RADICALE IN CECOSLOVACCHIA

(Nella relazione al Congresso dei radicali residenti e operanti in Cecoslovacchia, tenutosi a Praga l'11 maggio 1991, Richard Stochar - eletto in quell'occasione segretario della "Associazione dei radicali per gli Stati Uniti d'Europa" - ripercorre le più importanti campagne ed iniziative intraprese dai radicali cecoslovacchi: i rapporti con il Foro Civico, l'abolizone della pena di morte, gli incontri con Vaclav Havel, la campagna per l'adesione alla Comunità Europea, i rapporti con il popolo Rom, l'impegno antiproibizionista, la difesa del diritto di aborto, il progetto transnazionale.)

In primo luogo, un benvenuto a tutti al nostro Congresso.

In realta' la parola Congresso non e' la piu' esatta. Il Partito radicale e' transnazionale, la sua politica e' transnazionale, l'iniziativa politica di tutti e ciascuno di noi e' transnazionale. Dunque, l'unica occasione in cui si possa propriamente parlare di Congresso radicale e' il Congresso transnazionale. Non c'e' dubbio comunque che noi siamo impegnati qui, oggi, ad assumere decisioni importanti, e questa nostra riunione di oggi assume un'importanza non inferiore a quella di un Congresso. Per questo abbiamo deciso di chiamarla Congresso: del Congresso ha l'importanza politica, in tutto e per tutto. Buon lavoro e buon Congresso a tutti noi, quindi, e buon lavoro agli amici giornalisti, che ringraziamo.

Non staro' qui a ricordare troppo analiticamente tutte le iniziative e l'iniziativa che da radicali abbiamo prodotto in questo paese: non ce ne sarebbe il tempo. Ma vorrei iniziare questo rapporto con il ricordare alcune delle piu' importanti campagne che ci hanno visti protagonisti.

A partire da prima del 17 novembre 1989, quando non soltanto i radicali di altri paesi conoscevano qui prigioni e tribunali, ma anche noi cecoslovacchi davamo vita ad iniziative pubbliche: ricordiamo la manifestazione dell'ottobre 1989 davanti all'ambasciata rumena, o quelle davanti alle ambasciate spagnola e italiana. Tutte iniziative molto rischiose, ma di grande importanza politica.

Poi, mi limito soltanto ad evocare il ruolo che abbiamo avuto nella nascita del Foro Civico e in quei primi mesi di vita della Cecoslovacchia non piu' comunista, in cui grandi speranze andavano rinsaldandosi per l'Europa intera. Dobbiamo dire con grande chiarezza che molte di quelle speranze sembrano ora dimenticate, sembrano appartenere ad un altro secolo. Sia chiaro: noi non apparteniamo alla schiera di quegli pseudo-idealisti (ed Hegel non c'entra nulla) capaci soltanto di parlare e lamentarsi. Noi facciamo politica, che e' l'attivita' umana piu' difficile e creativa. E la nostra valutazione POLITICA e' che quelle grandi speranze che meno di due anni fa agitavano le intelligenze e i cuori di gran parte del mondo, e che qui in Cecoslovacchia avevano forse trovato l'espressione politica piu' alta e forte, quelle speranze sembra siano ora diluite, o scomparse. Ma ci torneremo dopo.

Abbiamo ricordato venerdi' 3 maggio un evento di grande importanza e valore: un anno fa conquistavamo a questo paese una riforma legislativa di grande civilta': l'abolizione della pena di morte. Per mesi abbiamo condotto una grande campagna, che ci ha visti manifestare, intraprendere digiuni, con John Bok e altri, e che hanno visto ben 600 radicali di tutta Europa digiunare con noi. Poi, gli incontri con il Presidente Havel, che ha voluto levare altra e forte la sua voce affinche' subito, prima di mettere mano alla piu' generale riforma del sistema penale, si procedesse a questa riforma.

Fu una vittoria del presidente e nostra, che rivendichiamo. Quando, 8 giorni fa, avbbiamo manifestato per celebrare quella vittoria -prima di raggiungere il Castello e il principe Schwarzenberg che a nome di Havel ci riceveva- abbiamo consegnato una lettera all'Ambasciata statunitense, in cui dicevamo che la pena di morte costituisce storicamente un connotato dei regimi autoritari, e che quindi la sua permanenza nell'ordinemanto giuridico federale e di moltissimi dei 50 stati Usa costituisce una gravissima contraddizione di quella grande democrazia. Era quello che abbiamo sempre detto: la pena di morte e' ben piu' che un problema di diritti umani. E' invece un problema di democrazia e di credibilita' della democrazia. Dobbiamo spendere su questo ancora qualche istante, visto che proprio in questo periodo qualcuno sta sostenendo la necessita' di reintrodurre la pena capitale in questo paese. Questa sanzione non ha efficacia deterrente, ed e' stato piu' volte dimostrato che nei paesi in cui la pena capitale

viene abolita, il tasso di criminalita' non cresce, e semmai registra qualche flessione. Ma soprattutto dobbiamo dire che la pena capitale costituisce una capitolazione dello stato democratico. Se per correggere le patologia della vita sociale lo stato non e' capace se non di sopprimere la vita dei criminali, la sua forza, la sua credibilita', la sua autorita' viene lesa. Uno dei principi piu' importanti in un regime democratico e' quello del recupero alla vita sociale del delinquente: la pena di morte, cosi' come l'ergastolo, sono contrarie a questo che e' un principio costitutivo della democrazia politica.

Mi sono forse dilungato troppo su questo tema, ma ho voluto farlo per affermare soprattutto che la democrazia non e' un'astrazione, e per costruirla non bastano le parole, le proclamazioni. La democrazia si misura sulle leggi e sulle regole, sulla legalita' e sul rispetto della legalita', da parte delle autorita' e delle istituzioni pubbliche, come da parte dei cittadini. Riteniamo la campagna per l'abolizione della pena di morte una campagna di democrazia. Per questo non e' affatto conclusa, e il Partito radicale e' impegnato a perseguirla ovunque, in Urss, come negli Usa.

Al maggio 1990 risale anche l'incontro al Castello con il Presidente Havel, che ha voluto ricevere tutti quei radicali italiani, francesi, americani, belgi, spagnoli,... che negli anni del comunismo erano stati arrestati, processati, espulsi a vita dalla Cecoslovacchia per le loro manifestazioni nonviolente. Havel volle dire a tutti loro "bentornati in Cecoslovacchia". Lo ringraziamo di questo.

Dovrei anche ricordare tutte quelle iniziative che ci hanno visti protagonisti a Praga, come a Brno e altrove: le manifestazioni per la Lituania, per le quali il presidente Landsbergis in visita a Praga volle incontrarci. Il partito radicale e il Foro Civico furono le sole organizzazioni politiche che Landsbergis incontro'.

E il grande successo della fiaccolata della mezzanotte del 3 giugno, nel primo anniversario del massacro di piazza Tien-an-men.

Praga fu poi scelta dal Partito radicale come sede del seminario internazionale su "Il Partito radicale e la nuova Europa", cui presero parte radicali di tutti i paesi Europei: tre giorni di dibattito e di riflessioni di altissimo livello, che si conclusero con una manifestazione davanti all'ambasciata della Romania, per protestare contro quanto di gravissimo stava accadendo in quel paese.

Fummo poi tra i primissimi e durissimi avversari di quella cosiddetta Assemblea extraparlamentare che si costitui' l'estate scorsa. Ne attaccammo la totale assenza di consapevolezza e di intelligenza della democrazia e dei suoi principi, nonche' gli scopi poco edificanti per cui si era costituita, e chiedemmo ad alcune delle organizzazioni aderenti a quella iniziativa di uscirne subito.

Devo anche ricordare la grande manifestazione dell'11 ottobre scorso per l'adesione della Cecoslovacchia alla Comunita' europea e per gli Stati Uniti d'Europa, cui parteciparono 1.000 cittadini, con i quali raggiungemmo il Castello per donare simbolicamente al Presidente la bandiera azzurra dell'Europa.

Non ricordero' tutte le iniziative che abbiamo organizzato a Praga, a Brno, a Karlovy Vary e altrove: non ne ho il tempo. Arrivo al novembre scorso, e al nostro digiuno PER IL DIALOGO NEL FORO CIVICO. Ricordate tutti quella iniziativa. Volevamo che il Foro Civico non si spaccasse. Non eravamo in favore di nessuna delle parti in causa all'interno del foro civico. Da cittadini chiedevamo che tutte le possibilita' di dialogo e di compromesso onorevole venissero esperite. Avevamo compreso che la fine del Foro civico come partito di tipo americano, come coalizione di cittadini con idee diverse, avrebbe provocato una spirale di frammentazione politica pericolosissima.

Siamo stati sconfitti, allora: il Foro civico si e' frammentato. Con noi e' stato sconfitto il paese intero, cosi' come alcune grandi speranze per l'Europa intera. Il Ministro Klaus non ci comprese (e non comprese che non avevamo nulla contro di lui), e ci attacco' duramente e ripetutamente. Ma anche altri esponenti di grande rilievo del vecchio Foro civico mostrarono di non averci compreso.

Se fossimo un partito che si presenta alle elezioni, dovremmo essere felici della iniziativa di digiuno simbolico del novembre scorso. Abbiamo infatti ottenuto grande consenso, grande spazio sugli organi di informazione, centinaia e centinaia di adesioni da parte di altrettanti dirigenti e militanti del Foro Civico, tra cui sindaci di importanti citta'.

Ma il Partito radicale non partecipa alle elezioni, e lavora per la democrazia. Fummo sconfitti. Non c'era nulla di genericamente idealistico in quella iniziativa, ma volonta' concreta di contrastare alcune spinte di potere ed elementi gravi di degenerazione della politica. Fummo sconfitti, ma gia' da tempo sono molti a riconoscere la grande ragionevolezza di quella nostra iniziativa.

In una Cecoslovacchia il cui sistema elettorale e' proporzionale, la frammentazione delle forze politiche e' letteralmente disastrosa.

E' non soltanto teoricamente, ma concretamente possibile che dopo le prossime elezioni parlamentari in Cecoslovacchia vi siano 8, 10 partiti rappresentati nell'Assemblea federale. Un disastro, ingovernabilita', o governabilita' fondata sulla spartizione del potere ai danni dei cittadini; maggioranza divisa, opposizione divisa. E quindi rallentamento della ripresa economica, perdita di credito sul piano internazionale...

La democrazia e' difficile, impegnativa. Non basta proclamarla perche' essa viva. La democrazia e' fatta di leggi, di regole, e di un continuo processo di adeguamento di tali leggi. La democrazia e' fatta di separazione dei poteri, di NON OCCUPAZIONE DELLE FUNZIONI PUBBLICHE da parte dei partiti, che sono soggetti privati. La democrazia e' fatta di possibilita' effettiva per i cittadini, per gli elettori, di scegliere il Governo.

Chiediamoci se sia piu' democratico un paese in cui i cittadini eleggono i parlamentari e ad essi delegano senza alcun controllo la costituzione di un governo di coalizione, oppure un paese in cui i cittadini direttamente -come in Gran Bretagna o negli Usa- votano per uno o un altro programma di governo, e per la forza politica che lo propone e ne assume la responsabilita'.

Dobbiamo dire ancora una volta che il Presidente Havel aveva ragione quando a Washington, di fronte all'intero Congresso statunitense, disse che la Cecoslovacchia avrebbe dovuto prendere esempio dagli Usa in primo luogo per quanto riguarda il modo di eleggere i rappresentanti dei cittadini.

Non e' un caso se le due piu' solide e compiute democrazie sul pianeta - Usa e Gran Bretagna- eleggono il parlamento con il sistema uninominale.

Il sistema elettorale e' elemento assolutamente centrale di una democrazia, perche' attraverso di esso passa la effettivita' della sovranita' popolare.

Abbiamo ripubblicato un saggio di Karl Popper nella convocazione di questo Congresso -un saggio molto bello, da leggere con molta attenzione- perche' la nostra proposta e' quella di dar vita ad una grande campagna per la riforma elettorale in senso uninominale di tipo anglosassone, e ad una Lega radicale aperta a tutti, in grado di catalizzare le energie di tutti in questa direzione. Questo dovra' essere uno dei nostri impegni principali nei prossimi mesi in Cecoslovacchia. Chi volesse parteciparvi, puo' lasciare il suo nome all'ingresso, dove c'e' un modulo apposito.

Questo della Lega per il sistema elettorale di tipo anglosassone e' un progetto che potrebbe portare anche alla costituzione di una Lega internazionale, uno dei temi su cui si articola il PROGETTO del partito radicale per il 1991. Perche' la democrazia e i suoi istituti non sono piu', da tempo, questioni esclusivamente nazionali. Non erano questioni nazionali, per noi radicali, quando riempivamo le carceri dei paesi comunisti.

Si': proponiamo formalmente a tutti voi, e a chi leggera' gli articoli che voi, amici giornalisti, scriverete, la costituzione di una "LEGA RADICALE PER IL SISTEMA ELETTORALE DI TIPO ANGLOSASSONE", aperta all'adesione anche di non radicali. Gia' esiste un piccolo nucleo di promotori, e noi annunciamo qui che cominceremo subito a costruire questo nuovo soggetto politico. Convocheremo riunioni, convegni di studio, conferenze, iniziativa politica. E potremo cosi' vedere anche chi, all'interno della classe politica, sapra' preferire l'interesse della democrazia ai propri interessi privati.

La lega dovra' anche essere uno strumento di pressione politica in un momento in cui pericolosamente in tutta l'Europa ex comunista sembra "risorgano le ideologie".

Le ideologie, finalmente, sono morte. Ma molti sembra non se ne rendano conto.

Assistiamo ad una corsa anacronistica al cartellino ideologico da attaccare alla giacca. Destra, sinistra, centro sono ormai categorie prive di senso politico. Ma chiediamoci: il Presidente Havel e' un uomo di destra, di sinistra, o di centro? Impossibile rispondere; e di fronte alla felicissima circostanza di avere al Castello un uomo come Havel, si perde tempo in questo.

A dire il vero e' comprensibile, perche' e' sciaguratamente gia' iniziata con oltre un anno di anticipo la campagna elettorale, e di fronte a tutto prevalgono gli interessi particolari. Mentre ci sarebbe bisogno di spinte nuove e forti, di capacita' creativa, di creativita' politica, ci si rifugia nelle etichette ormai prive di senso. E quel che e' peggio e' che pochi sembrano comprendere quel che sono le vere dinamiche della vita sociale e civile.

L'Europa si muove, il mondo si muove, e nulla, NULLA di quel che e' importante e' affettivamente governabile da una politica che agisce su logiche ideologiche e a livello nazionale. Lo sviluppo economico di questo paese non dipende soltanto da questo paese, perche' e' una pura illusione sperare che la Cecoslovacchia potra' raggiungere da sola il livello di sviluppo economico dell'occidente europeo, tanto piu' di fronte al fatto che dal 1993 i dodici paesi della Comunita' Europea diventeranno sostanzialmente un solo stato dal punto di vista economico, e vedranno per questo il loro livello di sviluppo aumentare molto piu' rapidamente. Non esiste un mercato nazionale, e non puo' quindi esistere una politica nazionale di transizione al mercato.

Per non parlare di uno dei problemi piu' tragici del nostro tempo: l'emergenza ecologica, soprattutto in relazione al problema energetico. Il problema ambientale e' per definizione un problema non nazionale; ma si ritiene che ad esso possano darsi risposte di tipo nazionale. Nei prossimi anni uno su quattro di noi contrarra' il cancro. Non esistono ancora, in questo paese, controlli adeguati di pericolosita' su quanto mangiamo ogni giorno, sui combustibili, sulla distruzione dei rifiuti. Certo, non sono problemi che possono essere risolti in un giorno; ma la necessita' di affrontarli e' urgentissima.

Si stanno costruendo centrali nucleari, nonostante quel che sta accadendo a Chernobil. Sapete che a Chernobil il "sarcofago" in cui e' stato chiuso il reattore nucleare sta sprofondando e non si sa come fermarlo? Lo sapete o no? Ma non basta. Sapete che produrre energia con centrali nucleari diventa meno costoso soltanto dopo decine di anni? E sapete che dal punto di vista scientifico la produzione non decentrata di energia rappresenta uno spreco enorme?

In questo paese il calore destinato alle case viene prodotto a chilometri di distanza, e non all'interno di ciascuna casa. Questo significa buttare via, sprecare una percentuale enorme di energia, dal punto di vista fisico. Si tratta di un'eredita' del comunismo che deve essere progressivamente cancellata, perche' la prima fonte energetica e' il risparmio energetico. E' stato calcolato che si puo' risparmiare fino al 45% di energia soltanto con misure di risparmio energetico, senza diminuire il comfort e le condizioni di vita dei cittadini.

Nessun governo nazionale e' in grado di dare risposte a queste gigantesche emergenze. Noi proponiamo l'adesione immediata della Cecoslovacchia -indieme o disgiuntamente ad altri paesi- alla Comunita' Europea. Noi proponiamo di agire in questa direzione per superare le resistenze occidentali. Lo proponiamo soprattutto ai parlamentari, a coloro cui e' stato affidato il compito di rappresentare i cittadini.

Crediamo che soltanto questa possa essere la strada per essere adeguati ai grandi problemi del nostro tempo; crediamo che non esista altra possibilita' che quella di governare i problemi a livelli adeguati alla dimensione dei problemi stessi.

Crediamo che la soluzione al problema lacerante delle nazionalita' e dei nazionalismi possa essere data soltanto da uno stato sovranazionale e federale europeo: soltanto uno stato federale europeo, ISTITUZIONALMENTE MULTIETNICO, PUO' TRASFORMARE IN RICCHEZZA PER TUTTI I LEGITTIMI SENTIMENTI NAZIONALI.

Crediamo che i parlamentari di questo paese potrebbero avere in questo un ruolo centrale, e ad essi offriamo tutto quello che siamo: uno strumento di azione, uno strumento di governo transnazionale.

Crediamo che sia ormai doveroso operare con grande forza per la rapida integrazione politica dell'Europa, anche nell'interesse del ricco occidente, la cua democrazia sta vivendo un grave momento di staticita'.

Per operare politicamente a livello sovranazionale (che e' un livello obbligato, nol mondo di oggi), occorre uno strumento politico ADEGUATO, uno strumento politico capace di agire a livello transnazionale. Questo strumento esiste, ed e' il Partito radicale.

Il Partito radicale esiste soltanto se ci sono cittadini che gli danno vita, che ogni anno lo costituiscono. Il Partito radicale e' un transpartito, l'iscrizione al Partito radicale non e' esclusiva: molti sono coloro che sono iscritti e attivisti del Partito radicale per agire sul piano transnazionale, mentre contemporaneamente sono iscritti, attivisti o dirigenti di partiti nazionali. La tessera del Partito radicale non e' concorrenziale con nessuna altra tessera, ma puo' e deve essere aggiunta alla tessera del partito nazionale.

Ma vorrei aggiungere una cosa. Questa sala e' piena di simpatizzanti del Partito radicale; molto probabilmente nelle redazioni di molti giornali non sono pochi coloro che hanno a fondo capito la grande importanza e la grande ragionevolezza della nostra politica (crediamo di poterlo dire proprio leggendo i giornali), e molto probabilmente non sono pochi coloro che nei Parlamenti di questo paese sono profondamente d'accordo con noi... Bene, dobbiamo dirlo chiaramente: non iscriversi al Partito radicale, non iscriversi a questo grande progetto di governo della politica al di la' delle frontiere nazionali, non iscriversi al Partito radicale non puo' piu' essere considerato un atteggiamento soltanto passivo. Non iscriversi al Partito radicale significa NON DARE FORZA ALLE SPERANZE CHE IL PARTITO RADICALE INCARNA, E QUINDI SIGNIFICA UCCIDERE QUELLE SPERANZE, RENDERLE VANE. Chi condivide quelle speranze -e sono molti- se non contribuisce a creare uno strumento per farle vivere, per renderle politiche, sempliceme

nte uccide le proprie speranze.

Crediamo che sia questo il ragionamento da fare.

Si', a molti questo ragionamento non piace: ma crediamo che ci si debba riflettere. Il Partito radicale e' un autobus, e coloro che vi salgono decidono insieme il percorso. Alla fine del percorso si puo' decidere di fare insieme un nuovo percorso, o di non salire. Ma se questo autobus e' vuoto, l'autobus non serve a niente, ed e' meglio buttarlo via, con tutto il suo enorme patrimonio.

Iscriversi costa: per i cittadini cecoslovacchi costa ALMENO 365 Corone, cioe' una corona per ogni giorno dell'anno. Chiedetevi questo: nella vostra giornata queste speranze, questa politica, valgono 1 Corona? Valgono un quarto di un biglietto della metropolitana?

Questa e' la domanda da porsi. Questa e' la domanda che forse noi iscritti al partito radicale non siamo ancora stati capaci di porre agli altri. Forse noi per primi dobbiamo conquistare la consapevolezza della centralita' della iscrizione al Partito radicale, per proporla agli altri.

Il nostro handicap consiste forse nel fatto che noi non offriamo alcuna politica di potere, che noi non offriamo ne' chiediamo potere. Il nostro solo potere e' quello della parola e della comunicazione, della ragionevolezza e dell'umilta' tenace.

IL PROBLEMA ORGANIZZATIVO E' PIENAMENTE POLITICO

Cari amici, dal punto di vista organizzativo abbiamo enormi problemi, problemi di inadeguatezza. E non si tratta di un aspetto tecnico, ma puramente politico, se e' vero che senza la capacita' di organizzare le idee, e' come se queste idee non esistessero affatto.

Alle sedi di Roma, Bruxelles, Madrid, Zagabria, Budapest, Praga, Mosca, Leningrado, Baku,... collegate anche attraverso i computer e lo straordinario servizio di Agora', si aggiungono i punti di riferimento di Brno e Karlovy Vary. Abbiamo ovunque un grande problema di gestione di tutti questi strumenti. Sarebbe facilissimo gestirli burocraticamente, ma significherebbe la loro fine. Il problema e' tutto nella capacita' di ciascuno di dare un po' piu' della propria intelligenza e della propria energia nell'azione politica, e nell'unire le proprie energie a quelle degli altri. Per esempio nel lavoro informativo. Al preziosissimo strumento che e' "Radical Letter", che viene preparato in oltre 10 lingue dalla sede di Budapest, abbiamo aggiunto un piccolo notiziario che viene molto frequentemente inviato a tutti gli iscritti residenti in Cecoslovacchia, e che progressivamente verra' curato dagli iscritti di Brno.

Ma i gravi limiti non sono soltanto questi.

ROM-RADICALI E RADICALI-ROM

Esiste in Europa un popolo letteralmente europeo. Si tratta dei Rom. Un popolo, una nazione sempre perseguitata, e sterminata dai nazisti. Un popolo emarginato, che in questo paese sta riuscendo progressivamente ad essere sempre meno emarginato, grazie soprattutto a quella meravigliosa esperienza che e' l'Iniziativa Civica Rom.

Emil Scuka, Ondrej Gina, Geiza Orlet, Dezider Balog, Zdenek Guzi, Michal Husak, Vladislav Suchanek si sono iscritti al Partito radicale, perche' il popolo europeo Rom ha bisogno di una politica europea, e di uno strumento politico transnazionale. Si sono iscritti perche' di una politica transnazionale e di uno strumento ad essa adeguato hanno bisogno tutti i cittadini che vivono in questo continente.

Questo e' un elemento politico grande, che forse e' stato poco sottolineato. Ma la responsabilita' di questo e' soprattutto nostra. Abbiamo una grave colpa, e vogliamo parlarne in pubblico, perche' non abbiamo nulla di segreto. Il rapporto tra questi dirigenti del Roi e gli altri radicali non e' mai stato un rapporto tra due organizzazioni diverse, ma tra radicali; ma noi radicali non Rom abbiamo avuto fino ad ora la grave colpa, la grave responsabilita' di non essere stati capaci di crescere INSIEME ai radicali Rom. Dobbiamo insieme correggere questo errore, dovuto alla nostra incapacita': Emil Scuka e tutti gli altri sono, e sempre piu' devono essere, dirigenti di primissimo piano del Partito radicale transnazionale.

CONCLUSIONI

Avrei ancora molto da dire, ma il tempo non mi consente di aggiungere molto. E d'altra parte non voglio ripetere quel che e' gia' stato scritto sulla pubblicazione con cui abbiamo convocato questo Congresso. Mi limitero' quindi ad accenni brevissimi.

Uno dei temi principali della attivita' del Partito radicale e' la campagna antiproibizionista per la legalizzazione delle droge, come unica possibilita' per sconfiggere la mafia, e per sconfiggere la droga. Questa campagna -cosi' come TUTTE LE ALTRE di cui abbiamo parlato fino ad ora- e' transnazionale, ed e' impossibile una campagna antiproibizionista soltanto nazionale, perche' sono impossibili decisioni che legalizzino la droga in un solo paese.

Qui in Cecoslovacchia il tema e' comunque centrale, soprattutto per evitare che si compiano gli stessi gravissimi errori compiuti dall'occidente, che costano migliaia di vite umane, e che portano un'enorme ricchezza nelle casse della mafia. Gli errori compiuti in occidente sono tragici, a partire dagli Usa, dove le autorevolissime voci degli antiproibizionisti Milton Friedman, George Shultz, dell'Economist ecc. non sono ascoltate.

Stiamo preparando una intensificazione della iniziativa per la legalizzazione delle droghe. Anche su questo tragico tema, riflettete: se questo partito, questo strumento della campagna internazionale per la legalizzazione delle droghe (unica possibilita' per sconfiggere la tragedia della droga) non avra' forza sufficiente, non vi sara' altra prospettiva che vedere crescere ulteriormente la potenza della mafia, e la strage in corso. Molto presto le droghe invaderanno anche il mercato cecoslovacco.

Inoltre, speriamo di vedere davvero la nascita di un coordinamento di detenuti radicali, per l'affermazione del diritto e della legge, contro la disperazione. Ma questo dipende proprio dai detenuti iscritti al PR e da quelli che si iscriveranno.

Poi -lo abbiamo scritto- la difesa del diritto all'aborto. Ogni aborto e' una tragedia, che va evitata. Noi siamo contro l'aborto, ma crediamo che lo stato non debba e non possa condizionare per legge i comportamenti dei cittadini. Siamo contro l'aborto clandestino, che uccide ovunque migliaia e migliaia di donne. Se l'aborto verra' vietato, il numero di aborti clandestini crescera' enormemente. Crediamo che sia diritto esclusivo della donna di decidere se abortire o meno, sulla base della propria coscienza.

Ma soprattutto, quello su cui siamo tutti impegnati e' il progetto transnazionale del nostro partito. Lo conosciamo tutti: si tratta di dar vita ad uno strumento (cioe' il Partito radicale stesso) in grado di intervenire simultaneamente in decine di paesi, in decine di parlamenti, per proporre soluzioni coordinate dei grandi problemi del nostro tempo, e per sostenere nelle piazze -anche con l'iniziativa nonviolenta gandhiana- queste proposte. I grandi problemi del nostro tempo: l'emergenza ecologica, la morte per fame di decine di milioni di esseri umani ogni anno, l'assenza di democrazia per centinaia di milioni di persone al mondo, lo sviluppo della democrazia e delle leggi democratiche, la

diffusione della droga...

Questo e' il progetto del Partito radicale, ovunque nel mondo.

Il progetto "PER IL DIRITTO ALLA VITA E LA VITA DEL DIRITTO". Senza il massimo impegno su questo le nostre speranze -che sono speranze di tanti- esse non potranno vivere.

Che il Partito radicale e le sue speranze possano vivere!

 
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