Relazione Karl von Wogau (PPE D)doc. A3-102/91
A meno di due anni dalla scadenza del 31 dicembre 1992, la Commissione ha presentato il secondo rapporto sullo stato di avanzamento dei lavori in vista del completamento del mercato interno. In esso si sottolinea come l'Esecutivo abbia già proposto la totalità delle misure previste e il Consiglio ne abbia adottato più di 2/3. Ritardi si registrano invece sul versante della fiscalità, della sicurezza interna nonchè della dimensione sociale del mercato interno. Da segnalare inoltre come gli Stati membri abbiano in media recepito al 70% le norme comunitarie nei propri ordinamenti interni, mentre l'Italia rappresenta ancora la pecora nera con il 40%.
Secondo la Commissione la scadenza del 31 dicembre 1992 ha oramai assunto un valore economico e simbolico presso gli operatori, l'opinione pubblica nonchè i paesi terzi: deve perciò essere rispettata a qualsiasi costo. Inoltre l'obiettivo '92, con il suo dinamismo integratore, ha già provocato nella Comunità benefici effetti, con la produzione che è aumentata di oltre il 20%, nonchè la creazione di 8 milioni e mezzo di posti di lavoro.
Su tale rapporto dell'Esecutivo la commissione per i problemi economici e monetari e la politica industriale presenta una proposta di risoluzione -illustrata da Karl von Wogau (PPE D) - che sottolinea come il successo del mercato interno dipenda a lungo termine dal fatto che in seno alle Conferenze intergovernative sulla riforma della Comunità si riesca a risolvere il problema del deficit democratico ed a migliorare la capacità d'intervento della Comunità.
Il documento ribadisce quindi come la dimensione sociale costituisca un presupposto fondamentale per la realizzazione del mercato interno ed auspica proposte da parte dell' Esecutivo in tema di sicurezza sociale dei lavoratori migranti, nonchè la ripresa del dialogo sociale a livello europeo.
L'abolizione dei controlli doganali e dei passaporti, a partire dal 31 dicembre 1992, rappresenta per i cittadini comunitari il criterio decisivo per valutare il successo o meno del mercato interno. Consiglio e Commissione da un lato dovrebbero perciò accelerare l'adozione delle misure necessarie all'abolizione delle frontiere interne. D'altro canto gli Stati membri dovrebbero approvare le disposizioni sul diritto d'asilo e sugli stranieri, senza tralasciare la lotta contro il traffico di stupefacenti, il terrorismo e la criminalità organizzata, da condursi mediante controlli comuni alle frontiere esterne ed un rafforzamento della cooperazione tra le autorità di polizia.
Viene inoltre rinnovato l'invito affinchè il Consiglio adotti prima delle fine di quest'anno il pacchetto di norme relative alle imposte indirette, settore per il quale, nell'ambito delle Conferenze intergovernative, si dovrebbe introdurre il voto a maggioranza qualificata.
L'Esecutivo viene quindi invitato ad avanzare proposte sulla gestione del mercato interno dopo il '92. A tale data inoltre le quote fissate dai singoli paesi comunitari per i prodotti tessili e gli autoveicoli dovrebbero decadere.
Per ultimo il progetto di risoluzione chiede all'Esecutivo proposte relative al controllo delle esportazioni di armi, nonchè iniziative per la tutela del patrimonio culturale europeo relativamente alle esportazioni di oggetti d'arte.
Il vicepresidente dell'Esecutivo Martin Bangemann si è dichiarato ottimista per l'avvio del mercato interno nel 1993 poichè anche in materia fiscale si stanno trovando soluzioni che dovrebbero permettere l'abolizione di tutti i controlli interni per tale data.
I ritardi per l'abolizione dei controlli fisici alle frontiere interne sono dovuti al fatto che mancano ancora le relative norme tecnico-giuridiche a carattere intergovernativo anche se la decisione politica è stata già presa. In tal senso l'accordo di Schengen è senz'altro un buon test per l'abolizione di detti controlli in tutta la Comunità.