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Agora' Agora - 15 maggio 1991
POLITICA EUROPEA DELLA SICUREZZA
Relazioni Hans-Gert Pöttering (PPE D)

e Mathilde van den Brink (SOC NL)

docc. A3-107 e 76/91

Nel ribadire la richiesta più volte formulata dall'Assemblea di realizzare una politica comune estera e di sicurezza, la commissione politica auspica l'inserimento nei Trattati comunitari delle disposizioni concernenti le competenze, il quadro istituzionale, le procedure di votazione e di attuazione della stessa politica di sicurezza.

Per quanto attiene al Consiglio bisognerebbe procedere alla fusione tra le riunioni della CPE (ministri degli esteri riuniti nella Cooperazione politica) e quelle regolari dei ministri degli esteri ed istituire un Consiglio dei ministri competente per le questioni di sicurezza. Inoltre, sulla falsariga di quanto avviene con l'ECOFIN (riunione congiunta dei ministri dell'economia e delle finanze), andrebbero organizzati incontri regolari tra i ministri degli esteri e della difesa che formerebbero così il Consiglio di sicurezza. Il Segretariato della CPE dovrebbe essere integrato in quello del Consiglio.

A sua volta la Commissione dovrà adeguare le proprie strutture alla nuova politica, per la quale dovrà godere del diritto di iniziativa, seppure non esclusivo; viene ventilata inoltre la creazione di una specifica agenzia indipendente che controlli la produzione ed il commercio di armi degli Stati membri.

Per l'Assemblea si chiede la piena associazione alle attività comunitarie in materiaa di politica estera e di sicurezza con il conferimento di poteri di codecisione e di controllo. Parallelamente andrebbe istituita una procedura di consultazione tra Consiglio, Commissione e Parlamento, al quale ultimo incomberebbe l'obbligo del parere conforme per le decisioni di principio nel settore della sicurezza e della politica estera e per la conclusione di accordi tra la Comunità e paesi terzi od organizzazioni internazionali o ancora per accordi sul disarmo, controllo di armamenti e sicurezza.

La risoluzione - illustrata da Hans-Gert Pöttering (PPE D) - auspica poi una stretta cooperazione tra la Comunità (e la futura Unione europea) e le istituzioni della NATO così come lo sviluppo e l'istituzionalizzazione della CSCE (Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa); sostegno viene espresso alla convocazione di una Conferenza per la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo.

Tra i compiti prioritari della futura Unione europea per la sicurezza dovrà figurare lo sviluppo di una politica comune che tenga conto degli aspetti politici, economici e militari della sicurezza stessa ed una politica comune dei controlli per le esportazioni di armamenti, con norme comuni, controlli efficaci e riduzione della dipendenza dalle esportazioni verso paesi terzi (a tale proposito i Dodici sono invitati a rinunciare sin da ora all'applicazione dell' art. 223 dei Trattati che impedisce la presa di posizioni comuni nel settore).

Bisognerà poi incrementare gli sforzi di riconversione delle industrie belliche, e uniformare le basi giuridiche del servizio militare e di quello civile sostitutivo. Viene inoltre caldeggiata l'organizzazione di unità militari europee multinazionali da impiegare in missioni di pace nell'ambito delle Nazioni Unite.

Una conclusione positiva dei negoziati CSCE - constata infine il documento -offrirebbe la possibilità di ridurre in modo significativo le spese militari e ciò libererebbe risorse che potrebbero essere indirizzate, tramite un Fondo specifico di solidarietà, verso i paesi più poveri del Terzo mondo.

Mediterraneo

La politica di sicurezza nel bacino mediterraneo deve essere concepita come parte integrante di una politica di pace paneuropea e deve tener conto dei problemi ecologici, demografici, culturali, religiosi così come di quelli provocati dai flussi migratori. E' quanto ha sostenuto la seconda relatrice della commissione politica, Mathilde van den Brink (SOC NL), aggiungendo che elementi portanti di tale politica dovranno essere il rispetto dei diritti umani, il riconoscimento dei principi democratici e la rimozione dei divari di benessere tra gruppi sociali e tra Stati.

Crisi e conflitti nel Mediterraneo dovranno essere risolti in prima istanza dalle parti direttamente interessate, le quali dovranno - se ancora non l'hanno fatto - attuare e rispettare tutte le raccomandazioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (se del caso dovrebberro essere previste sanzioni per l'inosservanza).

L'oratrice ha poi appoggiato l'idea di una Conferenza di pace per il Medio Oriente ed ha invitato tutti gli Stati interessati alla sicurezza nel Mediterraneo ad aderire al trattato di non proliferazione delle armi nucleari e a perseguire la messa al bando di quelle biologiche e chimiche, riducendo nel contempo gli armamenti convenzionali. I Paesi membri della CEE sono stati invitati a porre fine, in cooperazione con i paesi NATO, alle esportazioni di armi verso le aree di crisi del bacino mediterraneo e ad istituire i necessari controlli, mentre la Turchia è stata sollecitata a ritirare le sue truppe da Cipro e, congiuntamente alla Grecia, ad aprire il dialogo per la composizione delle controversie esistenti tra i due Stati.

Sostegno è stato poi espresso alla convocazione di una Conferenza per la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo (CSCM), sulla falsariga della CSCE, alla quale partecipi una rappresentanza della Comunità europea. Detta CSCM dovrebbe tradursi in accordi vincolanti per i paesi partecipanti nei settori della sicurezza, della cooperazione e degli aspetti umani e sociali. Sempre nel quadro della CSCM potrebbe essere istituito un centro per la prevenzione dei conflitti, chiamato a coordinare la vigilanza sull'attuazione delle misure destinate a creare fiducia e a promuovere la sicurezza.

Le difficoltà che ancora sussistono in seno al Consiglio - e alla Conferenza intergovernattiva sull'Unione politica - in merito ad una politica comune estera e della sicurezza sono state evocate dal presidente del Consiglio Jacques Poos il quale ha però anche sottolineato la volontà politica dei Dodici di sbloccare la situazione, pur se al momento le decisioni sono improntate alla massima prudenza.

Martin Holzfuss (LDR D) ha insistito sul fatto che la Conferenza sull'Unione politica deve recepire e discutere le proposte avanzate dall'Assemblea in materia di sicurezza comune ed ha auspicato una fattiva cooperazione fra la CEE e l'UEO.

Secondo Christopher Jackson (DE GB) per evitare che l'Europa sia un gigante economico ed un pigmeo politico il primo passo e da compiere è la creazione di una politica di sicurezza comune, collegata alle alleanze esistenti, in primo luogo la NATO e poi l'UEO, sarà però necessaria una revisione dei Trattati.

Favorevole alla relazione van den Brink, ma contrario a quella Pöttering, si è dichiarato Alexander Langer (VERDI) dato che la politica di sicurezza richiesta viene ad inserirsi in una Comunità ancora non democratica sarebbe delegata principalmente alla NATO ed all'UEO. Una vera politica estera e della sicurezza europea non deve essere infatti intesa solo in senso militare.

D'accordo con quei punti della relazione Pöttering che prevedono l'integrazione della sicurezza tra le politiche comunitarie e un nuovo assetto istituzionale, Renzo Trivelli (PDS) ha però criticato le proposte contenute nelllo stesso documento che concernono i rapporti tra la CEE e la NATO. Quello a cui bisogna tendere è che i Dodici arrivino a parlare con un'unica voce in seno all'Alleanza atlantica e alla CSCE.

Per un esercito europeo ad alto potenziale dissuasivo si è espresso Karel Dillen (DR B) che ha auspicato anche una ridotta dipendenza dell'Europea dagli Stati Uniti.

Pur con diverse motivazioni Ib Christensen (ARC DK) e Vassilis Ephremidis (CS GR) hanno chiesto il rinvio in commissione del rapporto Pöttering: per il primo non è ammissibile una politica di sicurezza comune mentre il secondo ha denunciato il carattere puramente militarista della relazione, che riprende lo spirito della guerra fredda.

Sicurezza - ha affermato il presidente dell'Esecutivo Jacques Delors - significa soprattutto rispetto del diritto internazionale e quindi un concetto ben più ampio della difesa. Tale funzione di difesa del diritto ovunque nel mondo dovrebbe essere affidata all'ONU, rafforzandolo conseguentemente. Ma la sicurezza - ha proseguito l'oratore - è anche un problema sociale: non è infatti possibile sensibilizzare l'opinione pubblica nei vari paesi quando questi sono confrontati al problema di una sempre crescente disoccupazione o di un insostenibile inquinamento ambientale.

La Comunità europea dovrà dunque fornire prova di solidarietà e responsabilità sia all'interno che verso i paesi terzi, dando fondo alle proprie risorse. In materia istituzionale, infine, Dellors ha escluso che le soluzioni auspicate dall'Assemblea siano realizzabili in tempi brevi: per ora bisognerà limitarsi a definire il ruolo dell'Unione europea occidentale, e cioè se integrarla o meno nella NATO, utilizzandola da ponte tra la stessa NATO e la CEE.

La guerra del Golfo ha costituito l'ennesimo campanello d'allarme sui conflitti che caratterizzano la situazione in Medio Oriente e che non hanno ancora ricevuto adeguata soluzione, come la disputa arabo-israeliana, la questione cipriota o quella del Sahara occidentale. Lo ha sostenuto il presidente della commissione politica M.Luisa Cassanmagnago Cerretti (DC) secondo la quale è giunto il momento di prendere coscienza che la dimensione mediterranea è un elemento essenziale per la pace e la cooperazione che si va stabilendo in Europa dopo l'apertura ai paesi dell'Est.

La CEE deve quindi farsi promotrice della rifondazione della politica mediterranea che comprenda naturalmente la dimensione politica ma anche quella economica, sociale, ecologica e culturale, e sia finalizzzata alla ricerca della democrazia e del rispetto dei diritti dell'uomo, così come del disarmo e della cooperazione.

In tal senso dovrebbe essere varata una Conferenza per la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo che ricerchi un quadro giuridico per giungere ad accordi vincolanti per tutti i partecipanti. Nel contempo va stabilita una maggiore cooperazione parlamentare tra i paesi CEE ed i partner mediiterranei. Infine la Conferenza intergovernativa sull' Unione politica dovrà consentire alla Comunità di esercitare le responsabilità che le competono nella tutela della pace, della stabilità e della legalità internazionale, dando così un senso al cammino compiuto in 40 anni di costruzione europea.

 
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