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Agora' Agora - 23 maggio 1991
OSPEDALE PSICHIATRICO GIUDIZIARIO DI REGGIO EMILIA

Roma, 23 maggio '91

I detenuti condannati con la diminuente per seminfermità mentale che due mesi fa erano stati assegnati alla sezione speciale per minorati psichici dell'Ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, ritorneranno tutti nelle sedi originarie o in altri istituti da loro richiesti. Lo ha comunicato ufficialmente Nicolò Amato, il Direttore Generale delle carceri, nel corso di una intervista televisiva concessa dopo aver visitato, oggi, l'O.P.G. di Reggio Emilia. Nei giorni scorsi, su questo, i radicali Emilio Vesce e Sergio D'Elia erano stati ricevuti alla Direzione Generale.

Dopo aver scontato molti anni della loro pena in un istituto ordinario senza che avessero posto mai in questi anni problemi di tipo psichiatrico, Pino Badan, Marco Arfiero, Luca Livieri, Giancarlo Spanu ed altri detenuti "seminfermi di mente", nel marzo scorso, erano stati trasferiti all'Opg di Reggio Emilia dove, peraltro, nei mesi di permanenza, non sono mai stati sottoposti ad alcuna terapia.

Della vicenda si erano occupati subito i radicali, che presentarono una interrogazione parlamentare in cui si chiedeva di sapere "se risponda ai principi e alle regole dell'Ordinamento Penitenziario l'istituzione di sezioni speciali negli O.P.G. per l'assegnazione di condannati a pena diminuita per vizio parziale di mente".

Il consigliere regionale verde arcobaleno Carduccio Parizzi, la sua collega del Pds Ivana Rossi, il consigliere federale del Partito Radicale Sergio D'Elia, Gaetano Dentamaro di Radio Radicale e Manuela Cartosio del Manifesto effettuarono una visita all'Opg.

"Il manifesto" aveva portato all'attenzione pubblica il caso di Reggio Emilia con un ampio resoconto sulla visita. Oltre 140 internati stabili, quattro medici di guardia, nessun infermiere professionale, i consulenti psichiatrici che lavorano per il cosiddetto "Ospedale" con un rapporto di lavoro privatistico, a ore; il volontariato che non entra più nel manicomio criminale da mesi; nessuno spazio di socialità, gli internati rinchiusi nelle celle venti ore su ventiquattro, le ore d'aria consumate nei cortili interni definiti dagli stessi detenuti "campo Mathausen". Tra i vari orrori, anche quello di un "matto" legato al letto di contenzione.

"Un esempio di sadismo istituzionale", si disse allora, che ora Nicolò Amato vuole cancellare: intanto, con il ritorno dei "seminfermi di mente" agli istituti ordinari, nei quali il ministero prevede l'istituzione di sezioncine per il loro trattamento; poi, con il superamento dell'istituzione stessa dell'Opg, attraverso la ripartizione degli internati più recuperabili fra le regioni, in piccole comunità di 25-30 malati, affidati in gestione alle Usl; mentre, per i casi più gravi, si prevede l'apertura di sezioni speciali di tipo psichiatrico nelle carceri.

L'inadeguatezza di quello che rimane un vero e proprio "manicomio criminale" anche se, per pudore, viene chiamato "ospedale psichiatrico giudiziario", l'assurdità di questa istituzione totale ottocentesca, nata per rinchiudere i carcerati impazziti e sopravvissuta all'abolizione degli stessi manicomi, non sono più tollerabili. Per discutere di questo, per ottenere la abolizione di questa istituzione orrenda ed anacronistica, la Fondazione Internazionale per la Giustizia "Enzo Tortora", sotto il patrocinio della Regione Emilia Romagna, con la collaborazione del Partito Radicale, della Fondazione Michelucci e della rivista "Ora d'Aria", sta operando da tempo all'organizzazione di un convegno da tenere emblematicamente a Reggio Emilia.

 
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