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Agora' Agora - 13 giugno 1991
LA TRAGEDIA DEL POPOLO ETIOPE

(Relazioni della sessione plenaria del mese di giugno a Strasburgo)

L'Assemblea, preoccupata per i gravi avvenimenti che si stanno producendo in Etiopia dopo la caduta del regime Menghistu e per la tragica situazione di 7 milioni di etiopi che rischiano di morire di fame, chiede che sia firmato un cessate il fuoco tra le forze in conflitto onde facilitare la distribuzione di aiuti alimentari ed auspica che sia convocata una conferenza nazionale con la partecipazione di tutti i movimenti politici - onde preparare la costituzione di un governo di transizione democratica, accettabile per la maggioranza della popolazione.

La risoluzione approvata dall'Aula deplora che la Comunità non abbia partecipato ai primi negoziati, svoltisi a Londra a fine maggio sotto l'egida degli USA, e invita la Commissione e i ministri degli esteri dei Dodici a prendere iniziative per porre fine alla totale anarchia che regna in Etiopia, assicurando il ruolo di mediatore della CEE.

Ferma condanna viene infine espressa per le sanguinose repressioni messe in atto dal EPDRF (Fronte democratico rivoluzionario del popolo etiope) e per il ricorso alla forza da parte del governo sudanese che ha utilizzato l'aeronautica per bombardare colonne di profughi che volevano rientrare nel Sudan meridionale.

Secondo Rosi Bindi (DC) la drammatica situazione del Corno d'Africa deriva non tanto dalle pur difficili condizioni ambientali quanto da decenni di regimi dittatoriali e di guerre civili: si tratta di sottosviluppo caausato dalla mancanza di democrazia! Purtroppo l'Europa, pur fornendo aiuti d'urgenza, ha sempre evitato ogni ingerenza politica, trascurando così anche di promuovere la dignità umana nella regione. Esiste invece - ha concluso la parlamentare - un diritto internazionale superiore che impone di non ignorare i problemi interni dei vari paesi dove i diritti umani e le democrazie vengono calpestate.

Eugenio Melandri (VERDI) ha deplorato che la CEE intervenga ancora una volta a cose fatte, dopo aver per anni appoggiato il regime dittatoriale di Menghistu. Particolarmente gravi sono le colpe dell'Italia, la cui politica di cooperazione con la Somalia e l'Etiopia ha fatto letteralmente schifo. Ora si vuol lasciare agli Stati Uniti il compito di gestire politicamente il problema, mentre sarebbe indispensabile sostenere la riconciliazione nazionale in Etiopia e il diritto all'autodeterminazione del popolo eritreo.

I danni provocati nelle regioni dal colonialismo europeo e dal neocolonialismo sono stati denunciati da Luciano Vecchi (PDS) secondo il quale la Comunità deve ora aiutare il processo di democratizzazione e la costruzione delle strutture economiche, riconoscendo nel contempo il diritto di tutte le popolazioni all'autodeterminazione.

Soddisfazione per la fine del regime dittatoriale comunista di Menghistu è stata manifestata da Maria Magnani Noya (PSI) che ha poi auspicato il rispetto dei diritti umani da parte dei vari movimenti di liberazzione, i quali dovranno abolire la pena di morte. L'oratrice ha poi evocato il pericolo di uno sfascio del paese sostenendo che il problema principale è costituito dalla situazione in Eritrea, da risolvere in modo equilibrato e moderato. Nel rispetto del diritto all'autodeterminazione la CEE deve svolgere un ruolo politico nelal regione e rafforzare gli aiuti alimentari e sanitari.

Il commissario Abel Matutes ha comunicato che l'Esecutivo ha stanziato aiuti alimentari d'urgenza per 150 mila tonnellate e ha previsto altre 440 mila tonnellate per il resto del '91 (il tutto rappresenta circa un terzo del fabbisogno totale). Inoltre gli Stati membri e altri paesi hanno concesso aiuti bilaterali per coprire le necessità restanti. Tali aiuti vengono distribuiti tramite le ONG (organizzazioni non governative) e i responsabili del programma mondiale per l'alimentazione e sono sottoposti al controllo diretto in loco della delegazione della Commissione. Inoltre la CEE ha finanziato la costruzione in Etiopia di due ospedali e ha inviato medicinali.

 
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