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Agora' Agora - 13 giugno 1991
GRAVI INQUIETUDINI PER L'UNIONE ECONOMICA

Interrogazioni Fernand Hermann

(Relazioni della sessione plenaria del mese di giugno a Strasburgo)

L'impegno assunto in dicembre a Roma dai Capi di Stato e di governo dei paesi CEE non è stato sin qui tradotto in proposte concrete dai ministri delle finanze e l'andamento della Conferenza intergovernativa sull'Unione economica e monetaria fa sorgere numerose inquietudini. Lo ha sostenuto il portavoce della commissione economica Fernand Herman (PPE B) il quale ha accusato i ministri ECOFIN di voler creare una seconda Comunità - monetaria - dove a fronte della Banca centrale (la cui realizzazione è stata peraltro rinviata sine die) si troverebbe solo il Consiglio, mentre Parlamento e Commissione sarebbero relegati al ruolo di semplici spettatori.

In particolare l'oratore ha accusato la Francia di voler sabotare ogni tentativo di ridurre il deficit democratico nella CEE opponendosi all'attribuzione di nuovi poteri all'Assemblea. Infine il Consiglio dei ministri non sembra voler rispettare il calendario vincolante fissato dal Vertice europeo di Roma e che prevedeva l'avvio della seconda fase dell'Unione economico-monetaria nel 1994.

Lo stato di avanzamento dei lavori in seno alla Conferenza sull'Unione economica e monetaria è stato illustrato dal presidente del Consiglio in carica Jacques Poos, il quale ha ricordato i principi alla base di tali lavori: preservare il parallelismo fra l'intergazione istituzionale e gli sforzi in tema di convvergenza; rispettare le realtà economiche e sociali degli Stati membri, che richiedono un approccio evolutivo; tener conto della volontà di arrivare ad un accordo a 12; mantenere la pressione mediante un calendario prestabilito; tener conto dell'indivisibilità della sovranità monetaria e dell'accordo di trasferire i poteri monetari a livello centrale all'inizio della terza fase dell'UEM; preparare la popolazione all'uso di una moneta unica, l'ECU; infine assicurare il passaggio dalla cooperazione monetaria al sistema monetario europeo.

Sulla base di tali principi, e dei lavori finora svolti, ha proseguito Poos, la presidenza presenterà oggi un progetto di trattato (non-paper). I meccanismi istituzionali di tale UEM sono un pò speciali, come d'altra parte accade in tutti gli Stati membri, soprattutto in tema del ruolo della Banca centrale indipendente nella fase finale. Prima del passaggio a tale fase i Comitati monetari sono strettamente coordinati ma restano nazionali. Circa il ruolo del Consiglio europeo esso sarà di impulso ed orientamento come avvien oggigiorno. Per quanto riguarda l'Assemblea il suo ruolo non è ancora definito, ma al pari di quello dell'Esecutivo non verrà ridotto.

Per quanto riguarda la moneta unica, fin dall'inizio della fase transitoria sarà sviluppato l'uso dell'ECU che sarà gestito dal Consiglio dei governatori della Banca centrale. Il progetto di trattato prevede infine vari strumenti per favorire la convergenza economicaa.

Le critiche di Delors

Pur riconoscendo che i lavori della Conferenza intergovernativa proseguono in un clima buono Jacques Delors ha messo in luce le sperequazioni che si stanno verificando tra l'Unione monetaria -dove esiste un vasto consenso tra i Dodici - e quella economica - per la quale forti sono ancora le divergenze, anche di fondo: infatti alcuni Stati rifiutano ancora le sue finalità e vorrebbero ridurle alla sola gestione monetaria e di bilancio, altri hanno paura di non essere pronti per la fase finale nel 1997. Delors ha sostenuto che le finalità dell'Unione economica dovranno essere più vaste, secondo le indicazioni fissate dal Vertice europeo di Roma e contemplare il mercato del lavoro, l'evoluzione dei prezzi, la concorrenza ma, soprattutto, la coesione economicosociale; per i paesi con problemi di adeguamento la Commissione proporrà periodi di transizione adeguati.

Altre critiche sono state rivolte dall'oratore all'atteggiamento adottato da alcuni paesi nei confronti dell'ECU, del quale si vuole limitare la diffusione. Gravi sono anche gli orientamenti che stanno emergendo in materia istituzionale, dove si vorrebbe trasformare l'attuale comitato montenario in un comitato economico e finanziario che destituirebbe l'Esecutivo di ogni potere e porterebbe alla creazione di un'Unione economico-monetaria esterna alla Comunità, a carattere meramente intergovernativo.

Bisogna invece coinvolgere il Parlamento nel processo decisioonale e conservare l'attuale divisione delle competenze, affidando al Consiglio europeo il ruolo di impulso. L'Unione economica e monetaria - ha proseguito Delors - deve essere uno strumento al servizio degli obiettivi comunitari, assicurando la coerenza delle politiche comuni, rafforzandone l'efficacia e facilitando il controllo democratico.

L'oratore ha poi insistito sulla necessità di rispettare il calendario fissato dai Capi di Stato e di governo, avviando la seconda fase dell'Unione nel 1994 con il varo della Banca centrale europea - che dovrà essere totalmente autonoma - e non sostituendola con un istituto di natura incerta che dovrebbe poi operare per un periodo di tempo indefinito. Tuttavia, per quanto importante possa essere tale seconda fase, è essenziale che la prima fase, attualmente in corso, venga coronata da successo e porti alla necessaria convergenza e coesione.

I pareri dei gruppi

L'intervento di Alois Metten (SOC NL) è stato incentrato sul deficit democratico che il Consiglio non sembra affatto disposto a voler colmare. Anzi le proposte dei ministri vanno tutte nel senso di abolire qualsiasi controllo del Consiglio sia da parte dei Parlamenti nazionali che di quello europeo. L'oratore ha inoltre insistito sulla priorità da assegnare alla coesione economica e sociale nella definizione della futura politica economica comune.

La necessità economica di arrivare rapidamente all'UEM è stata sottolineata da Patrick Cox (LDR IRLL) che ha anche ribadito l'esigenza sia di creare un istituto monetario europeo dotato di reali poteri, soprattutto in tema di promozione dell'ECU, sia di rispettare l'esigenza della convergenza economica prima di passare ad ulteriori fasi.

La peggiore soluzione per l'UEM sarebbe di arrivare ad uno Schengen di tipo monetario a due velocità, dove le istanze intergovernative prevalgono e dove i paesi che non parteciperanno fin dall'inizio, sarebbero penalizzati, ha dichiarato Ben Patterson (DE GB).

Secondo Brigitte Ernst de la Graete (VERDI F) l'UEM rappresenterà un progresso solo se sarà al servizio di una politica per il benessere sociale ed ambientale di tutti i cittadini europei. Occorre perciò che Consiglio e Commissione s'impegnino per una vera perequazione fra le regioni d'Europa, attuando un vero sviluppo economico più giusto ed equilibrato per mettere in condizione le economie più fragili di raggiungere le altre. L'UEM deve consistere in una solidarietà concreta.

Non è accettabile il ruolo sottovalutato e disconosciuto del Parlamento europeo in tema di UEM, ha asserito Roberto Speciale (PDS), che ha anche chiesto poteri istituzionali significativi per la Banca centrale europea. Circa poi la convergenza, Speciale ha sottolineato come solo la partecipazione all'UEM può aiutare il processo di convergenza. Occorre quindi una politica complessiva comunitaria per il superamento delle differenze economiche. Infine l'oratore ha chiesto un inttervento comunitario deciso verso paesi quali l'Italia, che presenta dei differenziali più forti di divergenza in termini d'inflazione e debito pubblico, onde richiamare i governi responsabili ad un programma credibile di risanamento interno.

Il no ad un'Europa a 2 o 3 velocità in tema di UEM è stato ribadito da Pierre Lataillade (ADE F) che ha dichiarato l'esigenza di ridurre le disparità regionali, mediante un rinforzo degli strumenti comunitari a livello di fondi strutturali e di bilancio.

Per Dorothee Piermont (ARC D), contraria alle tesi del relatore Herman, il vero problema consiste nell'evitare ulteriori squilibri fra paesi ricchi e poveri, tra Nord e Sud, e nel ridurre le spese militari oggi ingiustificate, ristrutturando nel contempo la NATO.

Critico nei confronti della commissione economica e dell'Esecutivo si è detto Jean-Claude Martinez (DR F) che ha confutato l'utilità del grande mercato unico e di una sola moneta europea, premesse per un governo centralizzato al quale i popoli europei dovrebbero poter dire no tramite un referendum.

Essenziale - secondo Joaquim Miranda da Silva (CS P) - è la realizzazione di una effettiva convergenza delle economie dei Dodici che dovrà portare all'affermazione della coesione economica e sociale; in tale contesto è indispensabile rafforzare i poteri del Parlamento, specie quelli di controllo, per ridurre il deficit democratico esistente.

Anche il commissario Henning Christophersen si è sofferrmato sulla coesione economico-sociale e sulla convergenza, distinguendo tra convergenza nominale -preliminare per fissare definitivamente i tassi di cambio - e quella reale, che rappresenta uno degli obiettivi fondamentali della futura politica monetaria comune ma non costituisce una conditio sine qua non per il varo della stessa.

 
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