L'atteggiamento della Comunità Europea e - in parte - degli USA nei confronti della Jugoslavia negli ultimi anni è causa dell'attuale dramma.
La CE e l'occidente hanno testardamente e cinicamente - con l'alibi della non ingerenza - inchiodato Belgrado alla sua "indipendenza" e al suo "non-allineamento", ad una collaborazione subalterna di mero carattere assistenziale e (anti)economico; hanno di fatto coperto lo sciovinismo autoritario della Repubblica serba, limitandosi a "proteste" senza seguito nei confronti dell'oppressione del Kossovo, del vero e proprio terrorismo ideologico e dei mass-media contro la libertà politica e di pensiero dei serbi stessi, puntando sull'illusoria alternativa di un governo centrale tecnocratico, velleitario e senza forza alcuna.
Ogni tendenza all'integrazione rapida nella CE è stata ostacolata e soffocata. Così come con l'impero sovietico si è per decenni puntato sulla stabilità delle dittature come fattore d'ordine internazionale e locale, contro i diritti civili, umani e politici della gente, così oggi si continua ad essere fino in fondo, ed oltre qualsiasi senno, complici dell'opera di Milesovic, del suo ricatto continuo, di stampo autoritario e tardo-stalinista.
Le Repubbliche slovena e croata devono immediatamente esser oggi sostenute se non si vuole che la guerra civile scoppi nell'intero paese, se non si desidera che anche in queste repubbliche prendano il sopravvento posizioni scioviniste ed irresponsabili. Riconoscere queste Repubbliche significa sostenere la politica di integrazione nella Comunità europea e di nuovo assetto confederale della Jugoslavia, significa difendere i diritti civili anche dei serbi,significa concretamente solidarizzare con le popolazioni del Kossovo e i loro diritti fondamentali.
Una ultima osservazione: la politica estera italiana, oggi, è di netta ispirazione nenniana, di un Nenni non più stalinista, ma non certo nè europeo nè federalista.
Ed è tanto presuntuosa, provinciale, distruttrice, quanto propagandata volgarmente da RAI-TV ed altri strumenti del regime italiano.
