Solidarietà a tutti i popoli della Jugoslavia è stata espressa da Alexander Langer (VERDI) il quale ha sostenuto la necessità di un cessate il fuoco ed ha condannato l'intervento dell'esercito federale. L'accordo sottoscritto a Brioni, che non è ancora divenuto operativo, può costituire una valida base per il negoziato il quale non potrà ignorare la volontà di indipendenza manifestata da croati e sloveni. In tale contesto la Comunità ha l'obbligo di rispondere agli appelli che provengono dalle popolazioni jugoslave e di vigilare sul rispetto dei diritti umani e delle minoranze.
Analoghe argomentazioni sono state svolte da Jaak Vandemeulebroucke (ARC B) il quale ha criticato Commissione e Consiglio per aver inizialmente sostenuto il governo federale a maggioranza serba, respingendo la secessione ed ingerendosi così negli affari interni jugoslavi. Fortunatamente è intervenuto il ministro degli esteri tedesco Genscher che ha chiarito la reale portata del problema ed ha favorito il cambiamento di rotta delle istituzioni comunitarie.
Secondo Giorgio Napolitano (PDS) ogni ricorso alla forza contro Slovenia e Croazia è inammissibile, così come qualsiasi regressione nel processo di democratizzazione avviato dal sistema politico jugoslavo. In tal senso va ridimensionato il ruolo dell'esercito, riportandolo sotto la guida dell'autorità politica. L'oratore ha poi ausspicato che i futuri negoziati possano stabilire i nuovi rapporti tra i membri della federazione, nel rispetto delle scelte indipendentiste e dei diritti delle minoranze, procedendo ad una trasformazione che non deve implicare la disintegrazione della Jugoslavia.
Occorre affermare con coerenza il principio di autodeterminazione non solo per l'ex DDR, ma anche per la Jugoslavia ed i paesi baltici, ha dichiarato Christian de la Malène (ADE F) sottolineando l'esigenza che l'atteggiamento dei Dodici nei confronti di tali avvenimenti non sia marcato solo dal mantenimento dello statu quo.
Secondo Yvan Blot (DR F) Consiglio e Commissione mantengono un atteggiamento ambiguo, non avendo riconosciuto ancora la Slovenia e la Croazia ed avendo decretato l'embargo sulle armi, che sancisce la superiorità militare dell'esercito federale.
La cecità dell'Europa in relazione agli ultimi sviluppi jugoslavi è stata sottolineata anche da Antonio Mazzone (MSI), che ha chiesto l'immediato riconoscimento di Slovenia e Croazia da parte della Comunità nonchè la reintegrazione nei loro sacrosanti diritti per gli italiani di Istria e Dalmazia, costretti 45 anni fa con la forza ad abbandonare beni e terre da loro abitate da secoli.
La crisi jugoslava - ha asserito Rosaria Bindi (DC) - sta dimostrando che nel mondo alle contrapposizioni ideologiche si vanno sostituendo altre divisioni, in nome della soggettività dei popoli. Se da un lato è da apprezzare l'iniziiativa comunitaria per risolvere tale conflitto, d'altro canto è da condannare il suo estremo ritardo. Occorre perciò ribadire due principi forse contraddittori che dovranno accompagnare la soluzione di tale crisi: insieme alle aspirazioni dei popoli sloveno e croato alla loro autodeterminazione quello della salvaguardia dell'integrità territoriale, al fine di non ostacolare l'ulteriore estensione dell'Unione politica europea che dovrà comprendere anche i popoli dell'Europa orientale.
Se da un lato i grandi consessi politici si affannano a ricercare nuove architetture sempre più ambiziose per i futuri assetti planetari, d'altro lato i popoli tendono a scindersi in gruppi sempre più piccoli alla ricerca di una dimensione domestica. Secondo Nereo Laroni (PSI) sarebbe politicamente miope sottovalutare tali esigenze che si stanno sviluppando a livello mondiale.
Il primo banco di prova per la nuova Europa che vogliamo costruire è rappresentato dalla crisi jugoslava, ha asserito il presidente della commissione politica Maria Luisa Cassanmagnago Cerretti (DC). Spetta al popolo jugoslavo ed all'insieme delle sue repubbliche pronunciarsi sul futuro assetto di tale paese però nel pieno rispetto dei diritti dell'uomo, dell'autodeterminazione dei popoli, dei diritti delle minoranze e delle procedure democratiche. L'oratrice ha concluso domandando alla presidenza dell'Assemblea l'invio di una delegazione di osservatori in Jugoslavia per seguire l'evolveersi della situazione.
Il voto sulle risoluzioni concernenti la Jugoslavia avrà luogo mercoledì pomeriggio.