"L'evocazione da parte del Presidente Cossiga di suoi arresti o di sua scomparsa come prezzo per il suo comportamento politico da pagare ai suoi putativi nemici, carica di ulteriore violenza verbale e concettuale lo sgangherato scenario delle lotte di regime, la tragicomica rappresentazione che ogni giorno ci viene imposta a scapito di qualsiasi responsabile tentativo di governare un momento difficilissimo della vita del nostro paese.
Se questa situazione venisse ulteriormente tollerata dai partiti nazionali, e subita dal paese, nessuno mutamento di Costituzioni e di leggi avrebbe senso: il tradirle, infatti, diverrebbe a priori regola ammessa, per l'ultimo dei cittadini come per la massima magistratura dello Stato.
Noi non avremo, probabilmente, la forza di ottenere contro il Presidente della Repubblica il processo per attentato alla Costituzione. Ma lo tenteremo. Non ce ne dorremmo, tutt'altro, se il Presidente Cossiga, come fece in precedenza ed in condizioni di errore e di responsabilità meno gravi e flagranti, da Ministro degli Interni e da Presidente del Consiglio, decidesse ora di dimettersi, e di liberare se stesso, e il paese, dal gioco al massacro in cui prepotentemente si è e ci ha cacciato."