di Emma BoninoTRIESTE OGGI
15 aprile 1995
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SOMMARIO. Rispondendo all'invito di Franco Paticchio, Emma Bonino, pur in mezzo alle vicende della cosidetta "guerra dell'ippoglosso" accetta di narrare come si è giunti a sbloccare il progetto Offshore per Trieste. Dà atto a quanti hanno collaborato al risultato e invita ora i triestini, il governo, le forze sociali ad adoperarsi perché il resto dell'iter legislativo e burocratico venga rapidamente percorso. Ricorda infine i legami che legano lei e l'intero movimento radicale a Trieste, fin dal tempo del Trattato di Osimo.
Franco Paticchio mi ha chiesto di scrivere per l'edizione pasquale di Trieste Oggi. Lo ha fatto telefonandomi a Bruxelles dove sono bloccata, malgrado le feste, sola con i miei collaboratori più stretti nel mio ufficio della Commissione come sul ponte di comando di una nave in tempesta. Infuria, come sapete, la guerra dell'ippoglosso, un grosso pesce sconosciuto da noi ma che è al centro da più di due mesi di una battaglia senza esclusione di colpi fra l'Unione europea ed il Canada. E per l'Europa, sono io a dover negoziare con i canadesi, mentre in mare gli episodi di sequestro e intimidazione sono all'ordine del giorno e le marine dei paesi più interessati stazionano nella zona contesa pronte ad agire. Accanto a me, i rappresentanti permanenti dei paesi membri dell'Unione discutono senza soste, a partire da istruzioni dei rispettivi governi non facili da armonizzare, sulla posizione da tenere sui compromessi successivi che arrivano al tavolo dei negoziati in merito alle quote massime di pesca consentite, c
he poi dovrò discutere col ministro canadese Tobin.
Delle cronache di questa strana guerra sono piene le pagine dei giornali di mezzo mondo ed Emma Bonino è dipinta di volta in volta come una sorta di Giovanna d'Arco dei pescatori o una perfida distruttrice di risorse ittiche: solo in Italia, forse in nome della par condicio, nulla o quasi si sa di questa storia e del ruolo chiave della Commissione di Bruxelles su una materia di competenza esclusiva dell'Unione, la cui responsabilità cade per l'appunto su di me!
E' per questo, anche, che fa piacere sapere che a volte quel che si fa, l'impegno oscuro del convincere, del dialogare, del cercare le vie più rapide per concludere positivamente un problema ha un riflesso immediato per qualcuno, per una città, per una collettività. Fa piacere far sapere che l'"Europa" non è un'entità astratta, che a Bruxelles si lavora sodo anche perché da Bruxelles si prendono ogni giorno decisioni che interessano la vita di tutti noi.
Cosi è, e ne sono contenta, per l'Off-shore. Fino a pochi mesi fa, vi confesso, non sapevo praticamente nulla del progetto, anche perché la materia non rientra nel campo delle mie competenze dirette: ma la Commissione è un Collegio, in cui si può - e spesso si deve - metter bocca su tutto ed in cui ogni decisione è per l'appunto collegiale. Quindi, quando Gianfranco Dell'Alba, illustrandomi la sua interrogazione in proposito, all'indomani del mutato atteggiamento del governo italiano, mi ha convinta che era il momento adatto perché si sbloccasse un dossier fermo da quattro anni, mi sono impegnata perché la decisione, nella sua forma definitiva, fosse presa al più presto.
Per Trieste, per il rapporto speciale che tanti di noi hanno con questa città dai tempi della nostra contestazione del Trattato di Osimo, perché sono convinta che il progetto off-shore può prefigurare un ritrovato ruolo di "ponte" - anche politico - con i paesi del centro e dell'est Europa, era importante per me far sì che la Commissione desse il via libera definitivo al progetto. Ed il via libera c'è stato, pur con tutte le difficoltà che si sono dovute superare e che in parte permangono, grazie all'impegno di molti, alla costanza della Farnesina, all'attenzione delle istituzioni cittadine e regionali, allo stimolo in Parlamento europeo di Dell'Alba, alla vigilanza attiva del collega Monti, alla buona volontà degli altri membri della Commissione. Tocca adesso proprio a voi triestini, oltre naturalmente che al governo, assumere tutte le iniziative più opportune per attuare rapidamente il progetto Off-shore, studiando al contempo il modo di affiancargli ogni sinergia possibile. Occorre adattare rapidissimamen
te la legge italiana di attuazione alle modifiche derivanti dalla decisione di mercoledì, decidere definitivamente del sito ed emanare i provvedimenti d'attuazione necessari per convogliare a Trieste quelle società bancarie, assicurative e d'investimento a cui il centro è in primo luogo destinato. Forse una prima iniziativa in tal senso potrebbe essere quella di un Convegno da realizzarsi in tempi brevi con il coinvolgimento delle istituzioni e degli operatori interessati di qua e di là del confine, per dare da subito il segno di una possibile nuova centralità di una città che non potrà non ritrovarsi sempre di più al cuore di quello spazio danubiano-balcanico che vede nell'Unione europea il naturale sbocco dei suoi commerci e dei suoi interessi.
Ma, per ora, limitiamoci ad una serena domenica di Pasqua, per me canadesi permettendo, e quindi di cuore buona Pasqua a voi, buona Pasqua Trieste.