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Agora' Agora - 12 agosto 1991
DOPO L'ANNUNCIO DI SEGNI DELLE DUE CONSULTAZIONI, PSI, PSDI, PLI E PARTE DELLA DC DANNO BATTAGLIA. NUOVA CAMPAGNA PER I REFERENDUM ELETTORALI, ED E' SUBITO SCONTRO.

(IL MESSAGGERO - 12/8/91)

"Alle armi", ha gridato Mario Segni all'indomani del dibattito parlamentare sul messaggio di Cossiga: "Parole, solo parole. I partiti bloccano tutto, sarà la gente a realizzare le riforme con due nuovi referendum ".

E uno alla volta, prima il pidiesse Augusto Barbera, poi il liberale Alfredo Biondi, i radicali Peppino Calderisi e Giovanni Negri, lo storico del movimento cattolico, Pietro Scoppola, e infine il vice presidente delle Acli, Aldo De Matteo, sono tornati a serrare i ranghi. Tutti di nuovo insieme nel comitato promotore: Tutti, con in testa un solo obiettivo: bissare il successo del 9 giugno, quando 27 milioni di elettori hanno detto "sì" all'introduzione della preferenza unica nell'elezione della Camera dei deputati. "Un voto per le riforme, e in particolare per la riforma elettorale", ha scritto ancora ieri Segni.

Il ruolino di marcia è già pronto. Nei primi giorni di settembre, Segni chiamerà a raccolta i 130 comitati territoriali e insieme ai suoi più stretti collaboratori fisserà la data dell'avvio della raccolta delle firme. Quando? "E' ancora presto per dirlo". Ma il radicale Negri gli scopre le carte: " Le 500 mila adesioni necessarie per la presentazione di ciascun referendum devono essere raccolte e certificate entro gennaio".

Il comitato promotore non ha bisogno questa volta di un lungo rodaggio per lanciare la campagna referendaria. I due quesiti da sottoporre agli elettori sono simili a quelli dei due referendum sul sistema elettorale dei Comuni e del Senato (l'uninominale-maggioritario) bocciati nel febbraio scorso dalla Corte Costituzionale e alla squadra dei giuristi schierata con Segni (barile,Giannini,Onida,Lipari,Pasquino) è bastato ritoccare i vecchi quesiti per ripresentarli "in modo chiaro e non contraddittorio". L'organizzazione, poi, ben rodata dall'esperienza acquisita nella raccolta di firme del '90 e nella vittoriosa campagna elettorale della scorsa primavera, è pronta a scattare. Così Segni fa sfoggio di sicurezza: "Potete essere certi che le nuove consultazioni si svolgeranno nel 1993".

Anche gli avversari dello schieramento referendario, però, sono pronti a scendere in campo. Il socialista Ugo Intini, portavoce di Bettino Craxi, non va per il sottile. Parla di quesiti "impropri,confusi e incostituzionali". E annuncia battaglia. "Ci opporremo a questo tentativo di imporre riforme parziali". Duro anche il vicesegretario del Psi, Giulio Di Donato: "Contrasteremo i nuovi referendum come abbiamo fatto per quello del 9 Giugno che ha provocato distorsioni evidenti".

E non sono soltanto i socialisti a scendere in trincea. Contro le nuove proposte referendarie sono già schierati una larga fetta della DC ("è un'iniziativa dirompente per il nostro sistema", ha detto Nicola Mancino, capogruppo al Senato, il Psdi e anche i liberali, che il 9 giugno erano a fianco di Segni. Dice il segretario Renato Altissimo: "Già nel '90 la direzione del Pli disse "sì" al referendum sulle preferenze e "no" a quelli per introdurre il sistema uninominale-maggioritario al Senato e nei Comuni. Ebbene, la nostra posizione non è cambiata.

Il tentativo di Segni può provocare la rottura del sistema, senza costruire nulla di diverso". Il leader liberale vuole protagonista delle riforme sia il Parlamento: "Quel che è importante è non sprecare in autunno l'occasione di modificare le procedure per modificare finalmente in modo organico le istituzioni e la legge elettorale".

Ma Segni non dovrà badare soltanto al fronte esterno. Dentro al comitato promotore è già scattata una offensiva dei radicali contro il partito di Achille Occhetto. Da Negri a Calderisi, gli uomini di Marco Pannella sembrano intenzionati a marcare le differenze tra la proposta contenuta nei due referendum e il progetto di revisione elettorale avanzato da Botteghe Oscure. Obiettivo: tagliare fuori il più grande, e quindi più scomodo, degli alleati.

Dice Negri: "Non esiste un solo punto in comune tra la cristallina chiarezza dell'uninominale-maggioritario a un turno, che proporremo con i referendum, e il progetto del Pds. Per noi entra nel comitato chi presenta una proposta identica alla nostra, a quel punto arrivino pure De Mita, Occhetto, Martelli e Bossi. Ma a quel punto, non prima".

E aggiunge Calderisi: "Sbaglia il Pds ad immaginare la nuova iniziativa referendaria come una ripetizione meccanica della prima, cioè come strumento per porre una generica esigenza riformatrice. Ora la riforma bisogna farla incendi concretamente ciò che si vuole". Infine l'appello a Segni: "Ci auguriamo che anche lui voglia affrontare il problema dell'enorme distanza tra la complicatissima proposta elettorale Pds e la linea referendaria. Solo così si potrà far compiere. Solo così si potrà far compiere il necessario salto di qualità al comitato promotore". Insomma, è guerra dichiarata.

 
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