Bruxelles, 12 agosto 1991
"Il Presidente Cossiga rischia di avere doni inversi a quelli di Re Mida; anche l'oro delle buone intenzioni si converte, nella sua opera, in vivande immangiabili, velenose.
"Esternando", cioè compiendo un atto che gli è vietato dalla Costituzione, in modo implicito ma certissimo (in tale quantità e in tale modo), la sua decisione di "graziare il dott. Curcio" ha rovesciato sul paese una nuova ondata di dissensi, di risentimenti, di divisioni, di deterioramento della vita civile. E sofferenze da ogni parte.
Giuridicamente, costituzionalmente, una "grazia" che abbia, come egli proclama, intenti "politici", "storici", è essa stessa impossibile, illegittima. E'espressione di un nuovo, specifico, sviamento e abuso di potere, di aggressione ad istituti e iperativi della Costituzione.
La "grazia" è infatti facoltà, prerogativa, "sovrana", immotivata e non motivabile, senza possibilità di ricorso, retaggio del potere anche giurisdizionale del sovrano, per sua natura affidata e chiusa nella coscienza del Presidente della Repubblica, e non atto democratico, contraddittorio, discutibile istituzionalmente.
Nella sua frenesia politica, distruttrice di ogni regola ed equilibrio istituzionale esistente, nel quotidiano attentato contro la Costituzione, il Presidente Cossiga deve esser fermato. Lo ripeto: ci troviamo dinanzi ad una flagranza di reato da interrompere, non a chiacchiere e polemiche contro cui abbaiare e guaire, per riservarsi fino alla fine, strategie opportunistiche e subalterne".