Rimini 28 agosto 1991 - il Dalai Lama sarà domani al meeting. Il parlamentare radiale Giovanni Negri interviene questa sera alla presentazione della biografia del Premio Nobel per la Pace ma ha voluto anticipare la sintesi del suo intervento nonchè diffondere le fotocopie di un articolo di prima pagina del China Daily (quotidiano ufficiale di lingua inglese di Pechino) che elogia la decisione di Giulio Andreotti di non incontrare il Dalai Lama.
****
Il China Daily conferma che al meeting si sta consumando un vergognoso atto di realpolitik andreottiana. Noi chiediamo formalmente al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica di rompere il silenzio con il quale hanno sin qui difeso una scelta cinica e sbagliata. Sta di fatto che, dopo l'infelice giudizio sul golpe in URSS ("fatti interni di quel paese"), scoppia finalmente la verità sulla Cina: Giulio Andreotti sarà fra quindici giorni il primo capo di governo europeo a recarsi in visita ufficiale a Pechino dopo il massacro di Piazza Tian An Men e per questo, da due anni, impedisce che qualsiasi autorità italiana possa incontrare il Dalai Lama.
Ad accogliere il capo del Governo Italiano a Pechino vi sarà la nomenklatura che decretò la strage, responsabile secondo Amnesty International delle più pesanti violazioni dei diritti umani (oltre 900 campi di concentramento con decine di migliaia di detenuti politici), delle esecuzioni sommarie con colpi alla nuca, della feroce repressione contro le minoranze religiose (due mesi fa è stato arrestato il vescovo cattolico di Shangai ed espulsi alcuni religiosi italiani) ed etniche (il vero e proprio genocidio dei tibetani è ormai a tutti noto).
Il Dalai Lama arriva domani a Rimini dopo aver incontrato in questo 1991 il Presidente americano George Bush, Carlo d'Inghilterra, il Presidente cecoslovacco Vaclav Havel, i rappresentanti di una decina di governi occidentali ed in questi stessi giorni i Ministri degli Esteri francese Dumas e svizzero Felber.
Mi si consenta tuttavia di sottolineare la vera ciliegina sulla torta di questa vergognosa vicenda: venerdì, mentre Andreotti parlerà al meeting, il Dalai Lama sarà in visita ufficiale a San Marino; l'Occidente che ormai l'accoglie e lo riceve come ospite rispettato e benvoluto si estende insomma dalla Casa Bianca a San Marino, Italia esclusa.
Comprendo il profondo imbarazzo di Andreotti di fronte all'ultima Risoluzione delle Nazioni Unite - approvata proprio in questi giorni - che dopo oltre vent'anni va significativamente ad aggiungersi alle tre precedenti, reclamando il rispetto dei diritti umani in Tibet con un duro monito al Governo di Pechino, ma è un imbarazzo che non può essere difeso con l'omertà ed il silenzio: le risoluzioni dell'ONU non sono carta straccia.
Lo stesso comunicato degli amici organizzatori del meeting - cui va il grande merito di aver invitato il Dalai Lama - conferma che sono stati disposti tutti gli accorgimenti per evitare problemi diplomatici derivanti dal possibile incrociarsi a Rimini di Andreotti e del Dalai Lama. Per quanto ci riguarda da oggi alla partenza di Andreotti per la Cina non perderemo occasione di informare e protestare contro questa clamorosa scelta politica, estranea non solo alle più elementari ragioni di umanità, ma alla stessa politica estera dell'Occidente. Comprendiamo che fra il mandarino Giulio e i mandarini del Partito Comunista Cinese vi siano alcune affinità (sono gli unici al mondo a stare al potere dallo stesso numero di anni), ma sappiamo anche che l'opinione pubblica italiana non è rimasta indietro ed ormai pretende che non si barattino più i diritti umani con gli affari, come è accaduto prima con l'Est europeo, poi con il Corno d'Africa e il Terzo Mondo ed ora - come si pretenderebbe - con la Cina.