"Dispiace che taluni esponenti di partito ricorrano a termini bellici,a scopo polemico. Non scorgiamo all'orizzonte alcun uomo armato nè "raffiche" di referendum, ma solo una domanda costituzionale di riforma democratica.
Noi non intendiamo abusare dell'istituto del referendum, e
- se superfluo - neppure usarne. E' ad esempio il caso dell'abrogazione del Ministero delle PP.SS., istanza oggi confortata dall'opinione del Presidente della Repubblica e che già ha raccolto l'adesione del Vicepresidente del Consiglio e di ben sette partiti. Perchè coloro che ci criticano non sollecitano un rapido dibattito e voto in Parlamento, attorno a questo e ad altri temi oggetto di referendum, rendendo in tal modo superflue le presunte "raffiche"?
Si tratta di polemiche sterili, che inducono al dubbio che pur di rimuovere i temi posti dai referendum vi sia chi spinga per lo scioglimento del Parlamento, con nefaste conseguenze - nelle circostanze attuali - anche per il buon governo dei problemi del Paese".
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Il Presidente Giannini, insieme al coordinatore e ai segretari del comitato (Giovanni Negri, Ada Becchi, Mauro Dutto) ha inoltre chiesto un incontro con i segretari dei partiti che si sono espressi a favore dei tre referendum (PDS, PLI, PRI, radicali, verdi) ai fini di valutare tale situazione e l'ormai prossimo avvio della campagna per la raccolta delle firme.