Una delegazione del Partito Radicale, composta dal Primo Segretario, Sergio Stanzani, dalla Presidente del Partito, Emma Bonino, da Roberto Cicciomessere, deputato del Gruppo Federalista Europeo della Camera e Lorenzo Strik Lievers, Presidente del Gruppo Federalista Europeo Ecologista del Senato, nel primo pomeriggio di ieri è stata ricevuta dal Presidente del Consiglio, Giulio Andreotti.
"Al Presidente Andreotti siamo andati ad esprimere angoscia e protesta per l'acquiescente inerzia fin qui dimostrata dalla Comunità europea nei confronti dell'atroce guerra d'aggressione che si svolge nel cuore d'Europa, alla porte d'Italia. Abbiamo ribadito la richiesta di un riconoscimento immediato di Croazia e Slovenia, premessa necessaria per conquistare pace e diritto nella regione; e insieme abbiamo posto il problema della necessità di iniziative volte a tutelare i diritti di tutte le popolazioni della ex-Iugoslavia, a partire da quella del Kossovo.
Abbiamo salutato come un passo nella direzione giusta la svolta nella politica italiana, che il Presidente Andreotti ci ha confermato, consistente nella decisione di inaugurare comunque prossimamente, con Germania e Austria, il riconoscimento europeo delle due repubbliche, anche se non tutti i Dodici della Comunità europeo fossero subito pronti a questo passo. Per parte nostra abbiamo sottolineato l'importanza discriminante dei tempi: indugiare significa solo concedere alibi all'esercito ex-federale che mira a completare l'annessione militare alla Serbia di una parte del territorio croato, predeterminando il fatto compiuto.
L'altra questione che abbiamo posto con urgenza al Presidente del Consiglio è quella del ritiro dell'ambasciatore italiano a Belgrado, o almeno di un declassamento della rappresentanza diplomatica. Se è vero, come è vero, che la Federazione iugoslava non esiste più, e che l'autorità insediata a Belgrado è un potere golpista e colpevole di aggressione, ha un significato equivoco e preoccupante mantenere con esso normali relazioni diplomatiche, tanto più quando non le si intrattengono con le vittime dell'aggressione legittimate dal voto democratico".