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Agora' Agora - 22 novembre 1991
SINTESI DELLA RELAZIONE DEL PROF. M.S.GIANNINI

I TRE QUESITI DEL CORID/MOVIMENTO REFERENDARIO/LEGISLATURA COSTITUENTE, ELEZIONI

Coerentemente con la vittoria referendaria del 9 giugno, abbiamo nuovamente promosso sia i referendum elettorali (con il Comitato presieduto da Mario Segni) che questi tre referendum.

Essi concernono, in linea generale, il diritto dell'economia ed investono:

1) la legge 1938 n. 778 con cui lo Stato ha tolto agli enti creditizi locali il potere di nomina dei propri vertici, per appropriarsene: con questa legge il Governo fascista si appropriò del potere di nomina degli amministratori di casse di risparmio e di altri enti creditizi locali, spogliandone gli enti medesimi. Col risultato che oggi le nomine di tali amministratori sono larghissimamente di origine partitica. Trattasi di normativa che non rispetta l'individualità degli enti bancari, e permette nomine praticamente libere con larghissimi interventi di fatto dei partiti politici. Con l'abrogazione delle norme in questione, gli enti creditizi tornano alle proprie regole statutarie (o dovranno darsene delle nuove).

2) La legge 1986 n. 64, che è la nuova legge sull'intervento straordinario nel Mezzogiorno. Si chiede l'abrogazione della prima parte della legge, che regola l'organizzazione dell'intervento straordinario, ossia Ministro, Segreteria del Ministro, Dipartimento per il Mezzogiorno, Agenzia per il Mezzogiorno, sei enti pubblici di attribuzioni varie. Questa normativa prevede un'organizzazione costosissima il cui importo va a diminuzione delle somme per gli interventi di aiuto allo sviluppo del Mezzogiorno. Con l'abrogazione di essa dette somme tornano ai fondi per gli ausili in senso proprio.

3) Ministero delle partecipazioni statali: si propone l'abrogazione della legge 1956 n. 1589, istitutiva del Ministero delle partecipazioni statali. Trattasi di legge attualmente inutile, perchè non vi sono più problemi politici o giuridici di nazionalizzazioni dirette ed indirette, ed il Ministero non fa altro che occuparsi di alcune nomine, anch'esse ispirate ai criteri di lottizzazione partitica.

Se, come si pensa, il consenso popolare ai referendum si confermerà assai ampio, si aprirà un problema politico al quale occorre sin d'ora pensare. Dinnanzi ad una legislatura che si preannuncia "costituente", il nostro auspicio è che il movimento referendario si ponga come stabile punto di riferimento per quanti ritengono prioritario un programma di autentico risanamento del Paese.

Occorrerà perciò dare una rappresentanza a tale movimento affinchè siano difesi tanto i contenuti dei referendum quanto il programma di riforma elettorale e democratica che essi incarnano, al di fuori del quale peraltro non si scorgono progetti di bonifica dello Stato e dell'amministrazione pubblica ma solo generica protesta o inadeguati "appelli agli onesti".

Ben sappiamo che i referendum proposti sono animati e vedono l'adesione di persone e forze appartenenti ai più diversi ambiti politici e di partito, civili e sociali, accomunate tuttavia dall' idea di fondo della grande riforma democratica. Il dibattito va dunque affrontato, ed auspichiamo che ad esso partecipino, con idee e proposte, quanti sono impegnati nella campagna dei referendum. Per parte nostra riteniamo meritevole di attenzione l'idea che le forze politiche e civili che compongono il variegato movimento referendario designino candidati comuni alle prossime elezioni per il Senato, candidati comuni che in tal caso prescinderebbero dalle appartenenze partitiche. Sarebbe una prima, importante risposta ad una pubblica opinione che - ne siamo convinti - vuole i referendum e chiede che si vada anche oltre i referendum, con tangibili passi nella direzione della riforma della politica.

Quella che avanziamo non pretende di essere una proposta risolutiva, ma un contributo ad un dibattito che già è in corso e che ulteriormente approfondiremo in un forum che si svolgerà a dicembre.

 
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