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Agora' Agora - 23 novembre 1991
LA GUERRA IN CROAZIA: OSIJEK, DUBROVNIK, IL CASO "PARAGA".
(Corrispondenza di Paola Lucchesi per l'AGL)

Osijek sta per essere circondata: nei villaggi a sud della città, punti chiave della difesa croata, si combatte da tre giorni. Ernestinovo è stato preso dai federali, i croati cercano di riprenderlo e di difendere Laslovo e Antunovac. Villaggi dove non vive più nessuno da mesi, ridotti a cumuli di macerie dai bombardamenti quotidiani, ma vitali per impedire alle truppe che avanzano dalla parte di Vukovar occupata e dalla Serbia di marciare su Osijek. Il territorio a est della città, fino al Danubio, è stato occupato dall' esercito già all inizio di agosto, e poco dopo è stata presa tutta la pannonia, a nord di Osijek, oltre la Drava: dall' altra riva del fiume i cannoni federali tuonano ogni giorno non solo sulla città principale della Slavonia orientale e sui suoi centoventimila abitanti, ma anche su Valpovo, Belisce e tutti i centri abitati che per decine di chilometri si succedono fino alla frontiera ungherese. Frontiera che ieri è stata chiusa, hanno annunciato le guardie di frontiera ungheresi, a c

ausa dei violenti combattimenti nelle immediate vicinanze.

Migliaia di persone sono fuggite ieri da Osijek con un treno speciale, stracarico ma insufficiente: sono rimasti sulla pensilina almeno duemila altri che avrebbero voluto andarsene. Le bombe cadono sulle strade, sulle case, sulla cattedrale gotica, sulla gente: negli ultimi due giorni hanno colpito un altra cinquantina di persone, nove delle quali sono morte. Il pericolo della grande avanzata arriva dal sud, dalle zone intorno a Vinkovci e Zupanja, più vicine alla frontiera serba: qui l'esercito sta cercando di attraversare il fiume Bosut, dice il comando croato, ma i loro trecento mezzi corazzati si impantanano sul terreno fangoso, mentre i croati sono avvantaggiati dal loro armamento leggero.

I porti dalmati sono ancora bloccati dalla marina da guerra, perché a Spalato i croati ancora non hanno sminato il porto militare di Lora: dovrebbero iniziare oggi.

A Zara le bombe hanno smesso di cadere dal pomeriggio dell' altro ieri, quando è stato concluso un accordo di tregua con i federali; la gente ieri è uscita dai rifugi e ha iniziato a riparare i danni. Presto avranno di nuovo l'acqua, e forse perfino la luce, se le sporadiche sparatorie che ancora si sentono nei dintorni non si trasformeranno nuovamente in battaglia a tutto campo. Sono stati consegnati alle autorità civili i corpi di trentacinque paesani di Skrabrinje, massacrati lunedì quando il villaggio a pochi chilometri da Zara è stato occupato dall' armata. Li hanno portati all'obitorio ed è iniziato il riconoscimento, difficile, raccontano i testimoni, perché i corpi sono sfigurati da torture e colpi inflitti con armi di vario tipo. Molti sono anziani, e ancora quindici mancano all appello.

A Dubrovnik ieri è arrivata la nave Liburnia, che da due settimane era bloccata sull' isola di Korcula con un carico di viveri e medicine: è ripartita con milleseicento profughi. A parte alcune raffiche nei dintorni, la giornata è trascorsa tranquilla, ma i federali hanno occupato un altro pezzetto del villaggio di Mokosica, a pochi chilometri dal porto di Dubrovnik. Due aerei federali hanno bombardato l'antica cittadina di Ston, qualche decina di chilometri a nord di Dubrovnik, famosa per una muraglia di pietra bianca che abbraccia un intera collina: probabilmente erano partiti dall' areoporto di Mostar, nell' Erzegovina orientale, da dove poco prima erano stati visti levarsi in volo sei apparecchi; uno di questi poi è passato dalla parte croata, un altro è stato abbattuto.

Ancora ambiguo il "caso Paraga": l'avvocato del leader del partito della destra, arrestato l'altro ieri insieme al compagno di partito Milan Vukovic con l'accusa di essere l'organizzatore di una rivolta armata contro il governo croato, aveva annunciato nel pomeriggio che i due sarebbero stati liberati in serata perché non esistevano le basi legali per trattenerli; poco dopo però è arrivata la notizia che la procura di Zagabria aveva confermato il fermo per un periodo massimo di trenta giorni a partire dal momento dell' arresto, con la condizione che l'istruttoria cominci entro quarantotto ore. I cinque maggiori partiti dell' opposizione

ieri hanno protestato congiuntamente per l'arresto di Paraga sostenendo che costituisce un "precedente pericoloso" nella gestione dei rapporti politici interni della repubblica. Nella notte successiva all'arresto, si erano sentite sparatorie in alcune zone della città, attribuite a scontri fra polizia e membri dello HOS, la milizia del partito della destra; su questo però non si segnala alcun comunicato ufficiale.

 
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