(Corrispondenza di P.Luccehesi per AGL)26.11.91 - Zagabria - Una delegazione Nato visita la Croazia mentre sui campi di battaglia per la prima volta si vede qualcosa che assomiglia a una tregua, anche se con alcune importanti eccezioni. Che la crisi si trovi ad una svolta da qualche giorno e' evidente, anche se non e' certo quali saranno i risultati di una serie di importanti avvenimenti sia sul piano interno sia su quello internazionale. L'elemento sul quale si specula di piu' e'l'entrata in gioco, dopo il disinteresse dimostrato fin qui, della diplomazia statunitense. A Zagabria ormai si dice apertamente (ma non dalle fonti ufficiali) che l'arresto del leader del partito della destra Paraga sia stata una precisa richiesta dell'ambasciatore americano Warren Zimmerman, espressa direttamente durante la sua visita della settimana scorsa al presidente croato. La seconda sarebbe stata, in armonia con le richieste della Cee, l'approvazione di una legge sulla tutela delle minoranze, il cui testo infatti e' gia' pronto: il parlamento croato lo discutera
' nella sessione del 4-5 dicembre.
Alla situazione della minoranza serba in Croazia si e' particolarmente interessata la delegazione interparlamentare dei paesi Nato guidata da Lord Chillworth che ha incontrato oggi a Zagabria il presidente del parlamento croato Zarko Domljan. Ufficialmente, la visita era motivata da un invito di Domljan, che di recente aveva partecipato alla riunione dell'assemblea del patto atlantico a Madrid. Ma non si e' trattato di una formalita' ne' di una visita di cortesia. Il fatto che l'esercito federale abbia rinunciato ai suoi abituali attacchi (fanno eccezione Osijek, Pakrac, Nova Gradiska, Podravska Slatina, Slavonska Pozega, il paese di Ston a nord di Dubrovnik e una serie di sparatorie e bombardamente minori in varie zone) tutto puo' sembrare meno che una coincidenza. La visita della delegazione Nato potrebbe essere il secondo segnale importante dopo il voto del Senato americano di una risoluzione sulla situazione jugoslava pochi giorni fa: un documento che ancora non accusa apertamente la Serbia, ma ha t
oni molto piu' decisi rispetto a quello di Roma dei ministri Cee, e, soprattutto, contiene precise indicazioni di applicare veramente e subito le sanzioni economiche alle parti che non staranno ai patti. La grande speranza di Zagabria e' infatti che da Washington parta finalmente l'iniziativa di colpire concretamente la Serbia se la situazione dovesse precipitare.
Quanto siano fondate queste speculazioni e' ancora difficile da capire. Certo e' che l'arresto di Dobroslav Paraga, e' stato gestito dal presidente croato Franjo Tudjman con scarsa diplomazia sul piano interno: anche oggi il coordinamento dei partiti dell'opposizione parlamentare ha preso posizione contro il modo in cui si sta procedendo contro Paraga, che si trova ancora agli arresti dopo l'apertura ufficiale di un procedimento legale per l'accusa di aver organizzato una rivolta armata. L'opposizione chiede che Paraga sia rilasciato e possa difendersi a piede libero, perche' sarebbe infondato il timore che possa sottrarsi al giudizio. L'arresto di Paraga e quello del comandante della difesa di Vukovar, il colonnello Mile Dedakovic "Jastreb", sono interpretati come una preoccupante svolta autoritaria del presidente Tudjman, che ha deciso senza consultare prima il governo (fatto non annunicato ufficialmente ma noto).
Qualche progresso invece si registra nell'evacuazione dell'armata federale dalla Croazia. Particolarmente veloce a Fiume, il ritiro dell'esercito oggi e' proseguito anche a Zagabria: una colonna di 86 veicoli di vario tipo ha abbandonato la base di Dugo Selo, altre unita' sono partite dalla parte militare dell'areoporto di Pleso ed e' inziata ancche l'evacuazione della base missilistica di Zazinja, fra Zagabria e Sisak. Ancora bombe invece su Osijek: le artiglierie avversarie anche oggi hanno sparato a piu' riprese sul centro citta', sfruttando la tattica degli attacchi a sorpresa che risultano micidiali per la popolazione. Sul fronte di Vinkovci si spara molto meno di ieri, dicono i comandi croati, ma il nemico ammassa truppe nei villaggi serbi della zona e si prepara chiaramente ad una nuova offensiva. Sul fronte della Slavonia occidentale e' battaglia frontale intorno a Nova Gradiska, mentre lungo la valle della Drava i serbo-federali cercano di tagliare la strada di Podravska Slatina, che e' l'unica
via rimasta aperta per Osijek e la Slavonia orientale.