(corrispondenza di P.Lucchesi per AGL)Zagabria 29.11.91 - Le famiglie croate nella Pannonia occupata dall'armata federale hanno cinque giorni di tempo per abbandonare le loro case: e' l'ordine che hanno ricevuto dalle nuove autori-ta', riportato ieri dall'agenzia Tanjug. Tremila profughi serbi sono gia' pronti per essere trasferiti nella regione a nord della Slavonia, compresa fra la Drava e la frontiera ungherese. Meta' degli abitanti di Osijek invece sono gia' fuggiti, ha affermato ieri il sindaco della citta' Zlatko Kramaric, che li ha esortati a tornare e partecipare alla difesa della citta' e ha rinnovato la richiesta alla Comunita'Europea di stabilire una missione perm-anente dei suoi osservatori. E' stata una giornata di calma dopo molti giorni di bombardamenti ininterrotti, ed e' servita per con-tare i morti: 463 dall'inizio della guerra, e 3130 feriti.
Ancora non si sa quanti degli ottantamila abitanti di Vukovar siano, morti, quanti feriti, quanti rimasti sul posto: dovrebbe cercare di scoprirlo una delegazione di Medecins sans frontieres che oggi ha ricevuto l'incarico di recarsi a Vukovar, come risultato delle trattative fra il governo croato e l'armata federale a Zagabria; l'organizzazione dovrebbe occuparsi di istituire dei "corridoi umanitari" per portare aiuti a Vukovar e a Lovas, un piccolo abitato dove si trovano bloccati circa quattrocento donne e bambini. Notizia che ha ulteriormente amareggiato i croati: il governo serbo ha iniziato a portar via dalla citta' distrutta le opere d'arte del museo e della biblioteca di Vukovar.
Cinquecentocinquantamila persone sono finora registrate come profughi dalle zone di guerra della Croazia: e' il 12% dell'intera popolazione della repubblica, croati, serbi e ungheresi, gente senza piu' casa ne lavoro sparpagliata fra la Croazia, la Serbia, l'Ungheria, La Slovenia e l'Austria. Il quaranta per cento delle strutture produttive della Croazia sono distrutte. Ogni giorno gente terrorizzata che fugge dai villaggi della Slavonia, della Dalmazia, della Banja, racconta nuove storie di villaggi saccheggiati e bruciati, di gente massacrata. La strategia del terrore nelle zone occupate e la fuga di massa degli abitanti sta effettivamente modificando la mappa etnica di ampie zone della Croazia.
Per questo e' forte la preoccupazione per il ruolo che avran-no nel prossimo futuro le forze di pace internazionali che dovreb-bero finalmente giungere a far tacere le armi. E' chiaro a tutti che il vero braccio di ferro fra Zagabria e Belgrado sulla que-stione scottante del dove dispiegare i "caschi blu" non e' ancora iniziato, ma sara' lungo e duro. L'annuncio fatto alla televisione dal presidente croato Tudjman che le forze di pace saranno bene accette non solo alle frontiere ma anche nelle zone occupate sta gia' generando una valanga di polemiche interne, e di insoddi-sfazione fra molti membri dello stesso governo di Zagabria.
Il clima politico interno e' molto teso, e ieri un'altro elemento si e' aggiunto al "caso" del comandante della difesa di Vukovar, Milan Dedakovic "Jastreb", che si trova ancora in mano alla polizia militare: ieri la procura centrale lo ha accusato ufficialmente di essersi appropriato di un milione e mezzo di marchi destinati alla difesa della citta'.
L'armata intanto continua a cercare di catturare gli obiettivi programmati: oggi ha lanciato un nuovo violento attacco contro Pakrac. Il comandante croato locale, "Kobra", sostiene che i suoi uomini rispettano la tregua e si limitano a rispondere agli assalti nemici, ma comunque stiano le cose e' ovvio che da queste parti e' guerra aperta, piu' che mai. Lo stesso vale per le zone di Nova Gradiska e Podravska Slatina. A Zagabria invece continua l'evacuazione delle basi federali: quattrocento camion sono partiti dalla caserma Marsal Tito e dalla base missilistica di Kerestinec diretti a Banja Luka.